Sant’Atanasio di Alessandria ovvero la sacra tigna di chi non molla mai

accaddeoggi #2maggio moriva Atanasio, santo o eretico a corrente alternata,

Che confesso è uno dei miei santi preferiti. Se non altro per l’incredibile tigna che dimostrò nel sopravvivere a qualsiasi scherzo del destino.

Atanasio di Alessandria il vescovo controverso

Ci sono tantissimi tipi di vescovi, di cristiani e persino di santi nella religione cattolica, ma Atanasio di Alessandria li batte tutti perché la sua vita fu una sorta di sacro Ping pong, in cui si alternano fortune, esili e colpi di scena peggio di un serial su Netflix.

Atanasio e le controversie fra cristiani niceni e ariani

Si fa presto oggi a dire cattolico e cristiano. Noi ci immaginiamo i poveri cristiani perseguitati dai pagani cattivi che appena ottengono la possibilità di praticare legalmente la loro fede, escono dalle catacombe dove stavano rintanati (sì nell’immaginario collettivo i cristiani perseguitati si nascondevano nelle catacombe come oggi i lavoratori immigrati in nero nelle fabbriche fantasma), si abbracciano gioiosi e cominciano a costruire in pace ed armonia chiese e oratori salmodiando inni al Signore.

Ma quando mai.

Costantino il grande e Atanasio

Quando Costantino rese legittimo per i cristiani praticare il loro culto, iniziò un vero e proprio scannatoio. Vescovi, patriarchi, papi, monaci, abati, capi e capetti delle varie comunità, presbiteri e diaconi, ciascuno aveva una sua visione di come interpretare la parola di Dio e di Cristo, era disposto a morire per dimostrare di avere ragione in merito, e soprattutto era dispostissimo nella maggioranza dei casi a far ammazzare chiunque non la pensasse come lui.

Costantino (che era circondato da amici, vescovi e mamma ariana) subodorò di essersi cacciato in una grossa grana. Da bravo romano imperatore, aveva legittimato il cristianesimo per non avere rogne con l’ordine pubblico, ed evitare che Pagani e cristiani si ammazzassero fra loro, quando a lui servivano invece pronti e agguerriti per ammazzare persiani e barbari ai confini dell’impero. E invece si ritrovava con Pagani scocciati e demotivati e cristiani che si baruffavano fra loro. Un macello. Spesso nel senso letterale del termine.

Costantino, Atanasio e il Concilio di Nicea

Pratico e pragmatico convocò quindi un concilio a Nicea nel 325 per costringere in modo spiccio i cristiani ad andare d’accordo. Su cosa, non era il punto: ma non dovevano spaccarsi fra loro e spaccare le scatole a lui, soprattutto.

È proprio a Nicea che Atanasio appare per la prima volta alla ribalta della storia. È il giovane segretario del patriarca Alessandro di Alessandria d’Egitto, che condanna fermamente gli ariani.

Il ragazzo è di buona famiglia, ha fatto ottimi studi, poi si è dato all’ascetismo ritirandosi nei monasteri del deserto dove ha studiato con Antonio abate ed è quindi diventato uomo di fiducia del patriarca di Alessandria. È sveglio, determinato e tagliente, ma è pure un buon politico, molto sgamato. Difatti a Nicea, con tutto che l’imperatore è di fatto ariano, la spuntano i cattolici. La dottrina di Ario, che dice che Cristo non è della stessa sostanza del padre ma solo simile a lui, viene condannata. Atanasio gioisce con i vincitori.

Atanasio patriarca di Alessandria

Per poco. Un paio di anni dopo Alessandro muore e il nostro Atanasio viene eletto suo successore. Ma gli ariani e i meleziani (e questi chi so’? Chiederete voi. Eh, un’altra fazione cristiana che famo a fidasse erano contro tutti gli altri) si mettono d’accordo e lo denunciano a Costantino.

Atanasio è un buon politico e schiva il missile, riuscendo ad ingraziarsi l’imperatore. Ma poi Costantino si ricorda che Ario era il preferito di mamma Elena, e all’improvviso lo riabilita e chiede ad Atanasio di accoglierlo ad Alessandria

Perché da lì Ario veniva.

I primi scontri fra Costantino e Atanasio

Sia mai, dice Atanasio, che tira fuori tutto il suo caratterino. Gioca di sponda: quando l’imperatore convoca concili, lui fa finta di avere pilates e non si presenta. Il gioco funziona a Cesarea, ma poi Costantino convoca un concilio a Tiro. Qui Atanasio ci va portandosi dietro 40 vescovi dei suoi, sicuro di ottenere la maggioranza. Ma gli Ariani arrivano con 60 vescovi e lo fregano ai punti.

Con tutto che è in minoranza, Atanasio ne esce bene, e si gioca pure una buona dose di colpi di scena degni di C’è posta per te. Come quando lo accusano di aver ammazzato un vescovo suo nemico, Arsenio, e lui invece lo fa comparire vivo e vegeto in mezzo all’assemblea, per cui devono assolverlo e fargli pure tante scuse.

Atanasio fronteggia persino una commissione di inchiesta: lo convocano ma Atanasio (che era davvero più furbo che santo) riesce ad ottenere una udienza con Costantino in persona, e anche stavolta i suoi nemici se la dovettero mettere via e concludere con un non luogo a procedere per mancanza di prove.

L’anno successivo però nuovo round a Costantinopoli: stavolta si presentarono alla convocazione solo sei vescovi, tutti ariani e incattiviti. Costantino decise che Atanasio era un vero rompiballe, ovvero che era un problema per la pace e la sicurezza dell’impero, e lo spedì in esilio a Treviri, senza togliergli però la cattedra ad Alessandria. Cosa sufficiente a per far capire ai suoi che era un rompiballe ma un rompiballe che era in fondo meglio trattare con rispetto e lasciare vivo.

Atanasio e l’esilio a Treviri

Forse la speranza era che il clima della Germania lo facesse fuori senza muovere un dito.

Ma Atanasio ha una determinazione e una salute di ferro. E infatti sopravvive anche allo stesso imperatore.

Quando Costantino schiatta, e i due figli Costanzo II e Costantino II si spartiscono il potere, approfitta della amnistia per la salita al trono del duo e torna ad Alessandria deciso a riprendersi la sua cattedra e il suo status.

Alessandria però è sotto il controllo del fratello di Costantino, Costante II, che tanto per rendere le cose più semplici per il nostro Atanasio, è ariano. Ma Costantino II avverte Costante che Atanasio, in fondo, era benvoluto dal loro padre e non va toccato. Atanasio torna in un bagno di folla e di fatto, pure sotto un imperatore ariano, può fare ciò che vuole.

Ma i guai non posso stare lontani da Atanasio. E infatti appena Costantino II (che governava in Occidente ma lo proteggeva) schiatta pure lui, Costante e i vescovi ariani scendono sul piede di guerra e decidono di togliergli la cattedra di Alessandria, dandola ad un Ariano.

Atanasio e l’esilio a Roma

Atanasio scappa a Roma, dove Papa Giulio I lo accoglie. Ora fino a questo momento, diciamocela tutta, in Occidente di tutta questa disputa fra ariani e atanasiani se ne erano allegramente fregati, giudicandola una di quelle controversie teologiche fighissime per cui i vescovi orientali si infervoravano, mentre gli occidentali, più pratici, si limitavano a chiedere al Papa di Roma cosa ne pensasse e si adeguavano senza un fiato.

A Roma Giulio I lo accoglie felice, i vescovi pure, e Costante II lo ascolta e lo invita a corte diverse volte. Al concilio di Serdica nel 343 decidono tutti che Atanasio ha ragione e Ario torto, con buona pace dei patriarchi orientali che se la pigliano in saccoccia. Viva Nicea e viva Atanasio.

Atanasio a questo punto torna ad Alessandria reintegrato e trionfante, anche perché l’imperatore d’Occidente lo appoggia e a quello d’Oriente tocca abbozzare. Lui mette uomini a lui fedeli in tutte le posizioni di spicco e controlla anche la chiesa Etiope. I monaci di Alessandria lo adorano, la popolazione lo osanna e per una decina d’anni la fa da padrone.

Ma il destino non può fare a meno di riportarlo al solito Ping pong.

Nel 350 Costante II suo protettore ha la pessima idea di farsi ammazzare da un usurpatore, Magnenzio. Costanzo combatte l’usurpatore, vince e ammantato dell’aura dell’eroe Salvatore e vincente, coglie la palla al balzo per togliersi Atanasio dalle scatole. Lo dichiara decaduto. Atanasio, che come politico è quasi migliore che come vescovo, nel frattempo fa recapitare al Papa di Roma una lettera firmata da 75 vescovi che lo difendono dalle accuse e dalle decisioni imperiali. Il Papa è Liberio, che si trova preso in mezzo ad una situazione potenzialmente esplosiva. L’imperatore infatti preme perché Atanasio sia esiliato. Il Papa invece tiene botta e chiede di convocare un nuovo concilio: si fa a Milano. Ma qui la faccenda degenera: fra ariani e atanasiani scoppiano tafferugli per le strade e l’imperatore ha buon gioco per dire che Atanasio e i suoi minano l’ordine pubblico. Così esilia in un botto solo tutti i suoi fautori, compreso papa Liberio che finisce in Tracia.

La resistenza di Atanasio ad Alessandria

Ma Atanasio è ad Alessandria e persino l’imperatore fa fatica a capire come schiodarlo da lì. L’inviato imperiale arriva e prende contatti con la guarnigione locale, ma non riesce a far eseguire l’ordine perché le milizie locali vogliono un esplicito ordine scritto. Che l’imperatore non ha mandato proprio perché, nel caso scoppiasse una rivolta, potrebbe sempre dire che il suo ordine a voce era stato frainteso. L’inviato non ottiene nulla e dopo quattro mesi si arrende e lascia il campo. L’imperatore alla fine deve mandare una spedizione militare, ci sono scontri e morti per le strade, ma l’esercito non riesce ad arrestare Atanasio. Monaci a lui fedeli di nascosto lo fanno fuggire nella città e lo ospitano e nascondono nei monasteri del deserto.

Dai monasteri nel deserto Atanasio per otto anni continua a governare come certi padrini in carcere. Il patriarca ariano di Alessandria è formalmente a capo della

Chiesa ma in realtà conta come il due di coppe a briscola, mentre l’imperatore rosica in silenzio per non perdere la faccia.

Atanasio e Giuliano l’apostata

Quando Costante muore, a salire al potere è Giuliano, che è pagano e odia cristiani tutti, senza particolari distinzioni tra ariani e niceni. Però Atanasio coglie la palla al balzo per uscire dal deserto e riprendersi la sua Alessandria, che lo accoglie entusiasta anche perché nel frattempo una rivolta ha catturato e ammazzato il patriarca ariano.

Ma niente, la vita di Atanasio non conosce pace.

A Giuliano, per qualche imperscrutabile motivo, girano le scatole. Così dopo qualche mese destituisce Atanasio e il nostro deve scappare in fretta e furia a Tebe. Qui attende, perché ormai ha capito che con gli imperatori della casa di Costantino basta avere pazienza e quelli muoiono tutti prima di lui. Infatti Giuliano muore in battaglia. E Atanasio corre dal suo successore Gioviano, che lo reinsedia.

Ecchediamine, sarà finito sto

eterno Ping pong? Ma nemmeno per idea. Nel 365 altro giro di giostra. Gioviano si sceglie come collega per l’Oriente Valente. Che, indovinate un po’? È ariano. Quindi decide di cacciare tutti i vescovi non ariani proclamati da Gioviano.

Atanasio che ormai ha una certa età lascia Alessandria ma non si sposta di molto: si prende una casetta fuori dalle mura. Fa bene, perché l’anno dopo, forse grazie ad accordi diplomatici in cui era pur sempre maestro, Valente lo reinsedia come patriarca ad Alessandria.

Atanasio vince su tutti

Atanasio vivrà altri otto anni, apparentemente senza che nessuno dalla corte imperiale gli rompa più l’anima. Forse perché gli imperatori capiscono che dargli noia porta anche una leggera sfiga.

Morirà tranquillo nella sua città dimostrando con la sua vita che la più importante virtù per un vescovo non è la fede o l’abilità teologica e forse nemmeno l’abilità politica.

No, signori miei: è la tigna.