Licio Gelli, il piano di Rinascita nazionale e il salotto di Nonna Speranza. Una analisi antropologica.

C’è chi si scandalizza e chi si indigna a leggere che Licio Gelli, Venerabile Maestro e Grande Vecchio della P2, sarà protagonista di un programma a lui dedicato su Odeon Tv, in ben otto puntate, l’ultima delle quali, informano premurosi i quotidiani, sarà dedicata in esclusiva al commento dell’attività poetica del Gelli stesso, la cui produzione in versi mi è ignota (ho studiato su letterature comuniste, in anni in cui la scuola era in preda all’egemonia della sinistra), ma immagino sia fra le vette massime del Novecento, persino un gradino sopra alle rime di Bondi, per dire.

C’è chi si scandalizza, dunque, e chi s’indigna, e la mia coscienza civile forse mi imporrebbe d’essere fra loro: ma se le puntate saranno simili alle chicche che il Venerabile s’è lasciato scappare in questa intervista a Repubblica, temo che non me ne perderò una.

L’antropologo non può farsi fermare dal ribrezzo che certe pratiche gli suscitano di primo acchito: se vuoi studiare la cultura della tribù che mangia vermi vivi, bisogna ingollare il verme, o non capirai mai davvero i tuoi selvaggi. Allo stesso modo chi cerca di capire qualcosa dell’Italia e degli Italiani non può prescindere, a mio avviso, dalle dichiarazioni di Gelli. Mica perché mi aspetti clamorose rivelazioni sulla P2, o sull’omicidio Calvi, o sul crack Ambrosiano: no, le clamorose rivelazioni e le deduzioni che se ne possono trarre sono già tutte in nuce in queste quattro acche che il Gran Maestro ha spiattellato ai cronisti, e che delineano ben più di un programma politico, o la trama per un colpo di stato: rivelano la mentalità di un uomo e, in soldoni, quella del popolo che lo segue o bramerebbe seguirlo.

Lo chiamano Venerabile Maestro, ma gli insegnamenti, a sentirlo parlare, sembrano quelli del maestrino frustrato del libro Cuore, e la platea dei suoi fans è composta da Enrichi, infatti, pronti a sospirare e commuoversi per ogni palpito d’ardor, a piangere calde lacrime per le carezze del Re, ottenute anche per interposta persona, e andare alle sfilate dell’esercito, perché i soldati sono coraggiosi e buoni e la guerra è bella da fare, purché, beninteso, il fronte sia risparmiato a figli, cugini e parenti stretti, ché morire in mezzo al fango delle trincee è un grande onore, e perciò va possibilmente lasciato ad altri.

Si comincia con la dichiarazione che Berlusconi dovrebbe essere meno conciliante con l’opposizione: “Perché se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza”. Giusto, anche perché nessuno mai quanto i deboli apprezza i poteri forti: le minoranze che protestano sono formate da teste calde, che nel migliore dei casi fanno perder tempo, nel peggiore rischiano persino di dar fastidio al manovratore e costringere il pavido a confrontarsi da solo con la realtà, faccia a faccia; e il pavido questo non lo vuole, perché se la realtà gli viene in contro per strada, lui guarda subito all’angolo, sperando di trovarci una “forza dell’ordine” dietro cui nascondersi. Se poi all’angolo c’è un Bava Beccaris, tanto meglio.

Si continua, e non poteva che esser così, con la scuola, che Gelli sogna davvero come quella di Cuore, anzi, un pochino più ingessata: “In linea di massima sono d’accordo con la riforma Gelmini perché ripristina un po’ di ordine. Il maestro unico è molto importante – ha spiegato – perché, quando c’era, conosceva l’alunno. Poi il tema dell’abbigliamento è importante perché l’ombelico di fuori non dovrebbe essere consentito, e poi la confidenza tra alunno e professore dovrebbe essere limitata”. Il Maestro deve essere unico: se ce ne sono due in classe, hai visto mai che uno e l’altro pensino cose opposte, e i bambini fin da piccoli si debbano abituare a confrontarsi con più opinioni: idee diverse che vanno a posizionarsi in testoline così piccole, quando già in quelle dei più grandi c’è posto per un pensiero solo? Non fia mai! E la confidenza, poi, come tollerarla? I piccoli sono piccoli, ma mai troppo per imparare che nella vita ci sono distinzioni e categorie sociali ben determinate e fisse: il maestro da piccolo ti tratta come un essere pensante, e tu vieni su con il balzano concetto che le categorie e le classi sociali possono essere superate, le barriere infrante, che – orrore, orrore! almeno all’inizio si è tutti uguali. No, via, è l’anticamera del caos: meglio un bel grembiulino che copra l’ombelico in classe, ed un sudario di freddezza e di cortesia che separi le cattedre dai banchi, così si resta ben tutti immobili al proprio posto, e non ci sono contese. E poi, anche questi studenti! Ma sarà mai possibile che vadano in piazza a protestare? Che possano pensare di avere opinioni, proprie o magari anche prese da altri per sentito dire (come gli adulti, insomma), e di esprimerle in spazi pubblici, a voce alta?

Gli studenti dovrebbero essere in aula a studiare – chiarisce il Gran Maestrino . Nelle piazze non si studia; se viene garantita la libertà di scioperare dovrebbe essere tutelato anche chi vuole studiare, e molti in piazza non ne hanno voglia. Dovrebbe essere proibito di portare i bambini in piazza perché così non crescono educati”.

Madonna mia, ha ragione! Porti i bambini in piazza, e questi non vengono su “educati”: difatti imparano fin da piccoli, anzi da piccini piccini, che quando un Governo ti propone una cazzata di legge, puoi rispondere con un vaffanculo: non è educazione, infatti: si chiama democrazia.

La perla però è l’analisi sociologica di una possibile rinascita del terrorismo: “Le stragi ci sono sempre state e ci saranno sempre perché non c’è ordine: infatti sono arrivate dopo gli anni ’60. Se domani tornassero le Br ci sarebbero ancora più stragi: il terreno è molto fertile perché le Br potrebbero trovare molti fiancheggiatori a causa della povertà che c’è nel paese. Le stragi sono frutto di guerra tra bande”.

Insomma, chiariamo: ad appoggiare i terroristi sono i poveri, che sono intrinsecamente cattivi, e solo loro, perché è risaputo che se uno è ricco, o almeno benestante, o almeno borghesuccio d’infimo ordine e grado, non prende bombe e mitra in mano, ché sennò sporca la tovaglia buona e non può invitare il collega, in salotto, a prendere il tè. E i terroristi poi non sono nient’altro che comunisti banditi, solo rossi e non neri, e si scannano fra loro. Non ha aggiunto: come i partigiani, ma si può capire: dirlo, questo, è ormai compito di Pansa.

Eccolo dunque, nelle sue linee nude e crude, il piano di Rinascita nazionale di Gelli, ecco il pensiero eversivo che sta dietro al Gran Maestrino della P2: il vagheggiamento del salotto buono di Nonna Speranza, quello pieno di cose belle di pessimo gusto, che già la borghese e smagata ironia di un Gozzano trovava superato e asfittico all’inizio del Novecento: questo il luminoso futuro propostoci da tali menti complottistiche e complottarde: il grembiule, il maestro, la piazza sgombra ed ordinata in cui si può passeggiare di ritorno da messa, con addosso il vestito buono, il ricco vestito da ricco, il povero da povero: il mondo da cui i nostri nonni sono scappati, e che viene presentato ai nipoti come un eden cui ritornare. Ai nipoti che giocano, peraltro, con la play station e usano lo schermo a cristalli liquidi del pc come la loro finestra sempre aperta sul mondo. Ma anche per questo Gelli ha già predisposto la soluzione: Nonna Speranza è già pronta a ricoprire lo schermo con un bel centrino.

14 Comments

  1. pezzo superbo.
    Su Gelli poeta ho trovato questo, che mi sembra un bel pezzo di satira involontaria..

    ALCUNI GIUDIZI DELLA CRITICA:

    Michele Alemanno, Rettore Accademia Internazionale dei Micenei:
    – ”… Gelli valica ogni confine materiale per offrire un canto cristallino dai ritmi sempre nuovi e sempre più toccanti “.

    Prof. Campana, Direttore Scolastico Scuole di Verdun, Francia:
    – ”… La poesia del poeta Gelli scaturisce dal profondo dell’animo e inonda il lettore di quel sentimento derisorio e violento che si chiama vita”.

    Prof . V.G. Tyminsky, Senato Accademico delle Scienze Naturali della Russia, Mosca:
    – ”… Il poeta Licio Gelli invita il lettore a oltrepassare i limiti della propria mente e a diventare il complice dell’autore. Questa caratteristica particolare del poema ‘Canzone per Wanda’ ne fa un’inimitabile capolavoro di arte poetica…”.

    Prof. Teodor Maghiar, Rettore Università di Oradeo, Romania:
    – ”… Il poeta Licio Gelli è un grande artista raffinato e le sue poesie infondono speranza, fede e vitalità al genere umano. Egli dà forza alla gente disperata, richiamandola ad amarsi e riconsiderare gli antichi valori dell’umanità”.

    Avv. Antonio Della Rocca, Pretore Onorario Pretura Penale di Roma:
    – ”… La poesia di Licio Gelli è un grido di riscossa un grido di espiazione, un grido di speranza, un grido di resurrezione, un grido di trionfo”.

    Prof. Augustin, Rappresentante culturale Oradea, Episcopato Ortodosso-Romano, Romania:
    – ”…Esaminate le opere poetiche di Licio Gelli, lo consideriamo uno dei maggiori esponenti della poesia europea”.

    Associazione Artistica e Culturale ‘Lovro Jezek’, Bistrica, Croazia:
    – ”… Nello stile dei versi di Gelli risuonano motivi universali di una rara e ineguagliabile perfezione”.

    Dr. Aldo Chiarle, Direttore del giornale ‘Liguria oggi’:
    – ”… Il poeta Licio Gelli è indubbiamente una delle voci più alte della poesia italiana”.

    Prof. O. Basarbaev, Ministro della Cultura dello Stato Kryghyaz, candidato al Nobel 1993 per la poesia:
    – ”…Licio Gelli è un vero e autentico poeta. La sua lirica canta la speranza e l’amore, il rispetto dei valori essenziali umani, la tolleranza e l’aspirazione per il bene”.

    Prof. Pajkob, Rettore di Khudjand, Tajikistan:
    -”… La lirica del poeta Licio Gelli canta la fede, la giustizia Divina, i valori comuni a tutta l’umanità”.

    Prof. Dusan Rapo, Università di Zagabria, Croazia:
    – ”… Le poesie del poeta Gelli rappresentano una sottile analisi della vita interiore dell’uomo, specialmente in in situazioni considerate catartiche, come la sofferenza il dolore, la paura la malattia e l’agonia”.

    Prof. V. Vanslov, Accademia delle Belle Arti, Mosca, Russia:
    – ”… E difficile menzionare un autore moderno come Licio Gelli, i cui versi lirici abbiano la stessa forza di generalizzazione e tutta la singolarità spiccante del suo mondo spirituale Attraverso il mondo spirituale del poeta si sente tutta la storia.

    Di lui hanno anche scritto: Carlo Marchese, Gino Spinelli de’ Santelena, Pier Carpi, Augusto Alessandri, Teodosio Martucci, Piero Cernetti, Giuseppe Laterza, P. Citati, Ornella Ferrero, Guerino d’Alessandro, Ferruccio Monterosso, Anna Curcio.

    “…La natura ed il quotidiano, l’animo e l’ambiente, l’etica e l’arbitrio, la li­bertà ed il condizionamento in tal modo si rivelano le strutture portanti di tutta la poesia gelliana. Ma bisogna legger­la e riflettere su di essa per farsi l’idea di quale energia ispirativa sia dotato il Poeta che si serve del verso per esprimere tensioni inconsce e ragionate di critica chiarificatrice. Un modo per considerare come il Poeta ha per noi compreso come pochi la forza odierna della poesia, la sua vitalità, la sua esistenza che si ragguaglia e si con­fronta tra l’utopia e l’autentico, la natu­ra e la storia, la civiltà e la violenza. Fattori che si manifestano i momenti focali che carat­terizzano l’aspetto lettera­rio di Gelli che collega la trascendenza all’immanen­za, il mistico alla realtà della vita. Una poesia che evidenzia lo stimolo della ricerca navigando tra gli anfratti della contraddizione e ne sigilla con l’atten­zione del verso l’efficacia del richiamo correttivo sen­za peraltro sconfinare nel discutibile della morale. Il profeta dell’utopia ed il calibratore dell’essenziale vivono così l’intesa di un sotterraneo accordo evocativo, desideroso di far­si spinta di una nuova vita umana osservata più in sintonia di poesia.”

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  2. Complimenti, io non riesco mai a non pensare che i mangiatori di vermi li conosco troppo bene, essendo uno di loro.
    Ma più che scandalizzarmi o indignarmi la cosa in se (succede ovunque ci sia libertà di parola) mi fa incazzare il seguito che verosimilmente avrà.

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  3. condivido dal primo rigo fino all’ultimo punto. Virgole comprese.
    (aggiungo che condivido anche i calci in culo di Klingsoror)

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  4. Condivido. In Italia il motto leninista di una cuoca al governo del paese lo hanno tradotto male e ci siamo ritrovati, al governo, un rivenditore permaflex per interposta persona di un ex attore da navi.

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  5. Bene, giusto un pulpito per il revisionismo ci mancava. A questo punto, scriverei una bella letterina all’ONU.

    Cara ONU,
    non so se vi siete accorti, ma qui tira una brutta aria. Ora, non per fare gli allarmisti, ma potreste buttarci un occhio prima che scoppi un quarantotto come l’ultima volta? Sapete com’è, pare che l’opposizione non conti nulla e che il diritto alla protesta sia considerato terrorismo sovversivo, quindi mi sa che tocca a voi.

    Grazie.

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  6. ‘questo il luminoso futuro propostoci da tali menti complottistiche e complottarde: il grembiule, il maestro, la piazza sgombra ed ordinata in cui si può passeggiare di ritorno da messa, con addosso il vestito buono, il ricco vestito da ricco, il povero da povero: il mondo da cui i nostri nonni sono scappati, e che viene presentato ai nipoti come un eden cui ritornare.’

    L’articolo è stupendo e condivido tutto il ribrezzo per questa razza di vecchie serpi che impestano l’Italia.
    Però la proposta del salottino Gelli la sta facendo non tanto a noi, ma a una massa indistinta e non ben identificata di ‘anziani’ che sicuramente non è quella di questa settimana per le strade di tutta Italia. A proposito, mi sa che stavolta la Playstation non è bastata, e speriamo che continui a non bastare. 😉

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  7. Fermo restando il degrado di questo paese, che fà passare per un portato della democrazia il dare ampio margine di espressione a personaggi che fino a poco tempo fa scontavano la reclusione per reati gravissimi, vorrei fare una riflessione: cori di sdegno si sono levati da certi ambienti del mondo politico, e, come di prassi nel nostro Paese, è iniziata la stagione delle strumentalizzazioni. Come quelle di chi ha voluto vedere nelle parole dell’ex venerabile un diretto ed esplicito incoraggiamento all’attuale Premier a proseguire nell’attuazione del progetto di “riforma” un tempo teorizzato. Certo, se qualcuno aveva immaginato che, uscendo dal carcere, Gelli avrebbe intonato l’inno dell’”internazionale socialista”, non c’è da stupirsi che sia rimasto deluso. Ma, per la verità, non riesco a spiegarmi come mai parte della sinistra gridi allo scandalo per l’imminente debutto televisivo, quando, (come brillantemente fatto notare qui) in molti casi, tali voci di disapprovazione provengono proprio da coloro che, anni or sono, facevano la fila davanti alla sua porta e a quella di Henry Kissinger per essere ricevuti. A meno di non ritenere che, dietro ad un apparente sdegno, si celi, in realtà, la preoccupazione che, grazie al “megafono” televisivo, Gelli possa “pestare i piedi” a qualcuno, riesumando gli innumerevoli “scheletri“ che ancora oggi affollano l’armadio della prima Repubblica.

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  8. Più che l’analisi sociale, al Gelli interessa lanciar segnali da far capire a chi deve capire: le Brigate Rosse posson tornare, che c’è giustappunto il terreno giusto.
    E son sempre utili, peraltro: come del resto uno come lui,che ne sa tante,ma tante,ma troppe.
    Inchino e baciamano .
    Ghino La Ganga

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