Integralismo berlusconiano. Le veline, il premier ed l’allegro Medioevo che ci aspetta

Uno dice: “integralismo” e subito ti vengono i mente i fanatici religiosi, quelli che passano la vita a sostenere di essere gli unici a conoscere la vera volontà di Dio o di Allah. Quelli che passano la vita a sgranar rosari ed ad aspirare incensi, divenendone alla fine dipendenti come un tossico dalla coca. Ma se per integralismo, correttamente, si intende l’adesione ad un modello di vita che diventa il solo possibile, l’antropologo, persino quello dilettante, nell’Italia degli ultimi anni, ed ancor più delle ultime settimane, trova terreno di osservazione assai fertile.

L’integralista è colui che vuole imporre agli altri il suo modello di vita perché non riesce a contemplarne di alternativi: il modello che lui propone non solo è il migliore, ma è l’unico possibile. Al di fuori di esso, per la società e gli individui non c’è salvezza, forse neppure sopravvivenza possibile. Egli immagina infatti il suo modello come il solo “naturale”, cioè prodotto dalla natura umana quando questa sia lasciata libera di svilupparsi senza condizionamenti esterni, mentre tutti gli altri modelli sono frutto di pressioni e censure: se gli uomini vengono lasciati liberi di fare ciò che naturalmente dovrebbero, essi aderiscono spontaneamente al modello caro all’integralista; se invece, i bricconcelli, si lasciano irretire da altro, creano innaturali sovrastrutture, e costruiscono società impostate su canoni sbagliati, che li rendono infelici.

L’integralismo è sempre sintomo di una profonda insicurezza ed instabilità dell’individuo: chi non si sente del tutto convinto delle proprie scelte o si ritiene incapace di mantenersi fedele alle linee di condotta che ha deciso di abbracciare non tollera il quotidiano confronto con modelli alternativi. Ogni minima deviazione, negli altri, dai suoi canoni è vissuta come un tentativo da parte di costoro di traviarlo e tentarlo: l’esistenza stessa di modelli alternativi, anche se chi li pratica non si dedica al proselitismo, è sentita come un attacco. Ciò che l’integralista non sopporta, in realtà, non è che esistano delle persone che non si comportano come, secondo lui, dovrebbero, ma che queste persone, comportandosi così, sembrino raggiungere comunque la felicità: l’integralista, per questo motivo, è perfettamente in grado di mostrarsi comprensivo con il “peccatore” pentito o con quello non ancora pentito ma disposto a dichiararsi non soddisfatto pienamente del suo stile di vita; non riesce invece a perdonare il “peccatore” che si dice soddisfatto della sua condotta e la sbandiera in pubblico senza problemi né sensi di colpa. Chi conduce una vita non consona ai precetti dell’integralista è un individuo deviato: se è contento della vita che mena, questo è il sintomo della sua deviazione; se per giunta critica la condotta dell’integralista, o è traviato da forze oscure che lo allontanano dalla Verità o, più semplicemente, parla per invidia: il “peccatore” vorrebbe, infatti, nel segreto del suo cuore, aderire alla religione dell’integralista, ma, non riuscendovi, la disprezza in pubblico, e il fatto che la disprezzi è la prova provata che vorrebbe invece praticarla e divenire finalmente felice. L’integralista costruisce universi chiusi, in cui l’unico dialogo possibile è quello fra sordi: concepisce l’apertura all’altro solo per fagocitarlo e renderlo uguale a sé; peggio, è convinto che l’altro sia già uguale, e che gli manchi solo di prenderne coscienza: l’integralista non scambia con te idee, nemmeno parla, è solo in grado di fare proselitismo e proporti illuminazioni: persino se ti dice buongiorno, sotto sotto spera di convertirti al suo credo.

Ognuno di noi coltiva in sé delle oasi di integralismo: nel momento in cui siamo profondamente convinti di aver fatto una scelta di vita giusta, tendiamo a considerare che anche tutti gli altri ne dovrebbero fare una di similare, per il loro bene. Se ci rispondono “no grazie” finiamo per considerarli meno intelligenti di quanto credevamo, o pensiamo che non siano ancora maturi, ma col tempo ci daranno ragione; oppure, automaticamente, riteniamo che essi sappiano benissimo già ora che abbiamo ragione, ragione da vendere, ma per invidia meschina nei nostri confronti non intendano ammetterlo.

L’Italia di questi ultimi tempi è una nazione altamente integralista. E non per i rigurgiti clericali che la pervadono: è socialmente integralista per la determinazione con cui vengono propagandati ed imposti alcuni modelli di comportamento sociale che sono presentati come validi per tutti, a prescindere.

Le polemiche sullo scandalo delle Veline, da questo punto di vista, sono un fenomeno legato ad una lettura del mondo di modello integralista; ma non, anche se pare assurdo, solo da parte di chi critica il comportamento delle ragazze (e del Premier) sulla base di “valori morali” che imporrebbero a giovani donne la dignità di rifiutare regalie dal potente di turno; l’integralismo, paradossalmente, alberga in ugual misura nel campo avverso. È infatti una forma di integralismo una difesa che si basa sul presupposto sia “naturale” da parte di un uomo (meglio se potente e di una certa età) il bisogno di circondarsi di uno stuolo di giovani fanciulle nel ruolo subalterno di ancella: tutti i settantenni, potendo, ambirebbero a tenere un comportamento simile. Parimenti tutte le giovani donne sarebbero naturalmente disposte ad accettare ospitalità da miliardari settantenni: se alcune non lo fanno è perché non hanno mai avuto questa possibilità, essendo schiave di preconcetti sbagliati e, soprattutto, non essendo mai stato esteso loro questo genere di invito. Lo scandalo, inoltre, si sostiene sia stato montato ad arte dalla Sinistra (l’equivalente del Demonio), per invidia e gratuito malanimo nei confronti del Premier. Se qualcuno critica il comportamento tenuto da Berlusconi lo fa sulla base di un modello del mondo sbagliato, in quanto non tiene conto di quelle che sono le inclinazioni naturali degli esseri umani, quelle che ciascuno seguirebbe se non fosse irretito da qualche sovrastruttura. Chi non aderisce al modello “berlusconiano” si condanna ad una vita infelice: infatti i “Sinistri” sono dipinti come individui frustrati e tristi, persino brutti. Anche chi decide di impostare la propria vita su canoni diversi da quelli del “berlusconismo” è visto con malcelato sospetto: se una donna non ammette che la sua naturale inclinazione ed aspirazione sarebbe essere bella come una velina o usare in maniera spregiudicata l’aspetto esteriore per avere vantaggi non la racconta giusta, è una ipocrita frustrata; se un uomo non confessa che il suo sogno segreto sarebbe una corte adorante di ragazze forse neppure del tutto maggiorenni ha qualcosa che non va. Il divertimento è circoscrivibile a quanto avviene nelle feste del Bilionaire e di Villa Certosa, come racconta oggi, ad esempio, Briatore. Chi sostiene vi possano essere altre forme di divertimento non segue ciò che è naturale per l’essere umano, e se dice di non condividere tali forme ludiche, la sua critica lo pone al di fuori della “normalità” e richiede censura.

Da questo punto di vista, la forma mentis berlusconiana è un modello integralista che non ammette alternative, e ci conduce verso una forma di nuovo Medioevo. Magari molto divertente e costellato di allegre sarabande a Villa Certosa, ma che pur sempre Medioevo è.

8 Comments

  1. L’ho letto anche io, seguendo il tuo link. Esilarante summa del delirio vittimista berlusconiano. Citando a man bassa Longanesi, Flaiano e Montanelli, che, per altro, sono convinta sarebbero i primi ad inorridire per la faccenda Noemi. Se non altro per buon gusto. 😉

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  2. Credo che gli italiani soffrano di una forma di nevrosi e posso benissimo capirne il perche’: con le lezioni di “educazione civica” (esiste ancora?) fin dalla fanciullezza viene inculcato all’italiano che l’italia e’ un paese democratico (non ci sono forse le elezioni?) e che tutti i cittadini sono uguali (non lo dice forse la costituzione?) e sono soprattutto uguali di fronte alla legge (non viene forse ricordato da quella strana scritta nelle aule dei tribunali?).
    Poi pero’ l’italiano nella vita quotidiana si trova a dover decidere a quale clan appartenere, a quale santo votarsi per ottenere che la tal pratica venga svolta, a chiedersi chi conosce nel tal ufficio per ottenere la tal’altra informazione o a disperarsi nel caso abbia a che fare con la giustizia, non avendo a disposizione mute di avvocati-squalo o parlamenti consenzienti.
    In pratica l’italiano legge sulla carta di essere un libero cittadino, ma scopre nella realta’ di essere un suddito in balia di forze piu’ grandi di lui.
    Tutto cio’ farebbe venire la nevrosi ad un lama tibetano.

    Capisco quindi che il modello al quale l’italiano aspiri sia quello del potente, magari ex-schiavo liberato, il modello del signorotto che, rinchiuso nei suoi pacchiani castelli, organizza banchetti e orge.
    Quale peone non desidererebbe partecipare a quelle feste e sfuggire alle sue dannate corvee? Quale fanciulla di pregevoli fattezze ma nata nel retrobottega di un artigiano non vorrebbe assurgere al rango di cortigiana e frequentare potenti, per sviluppare le proprie presunte virtu’ o magari anche solo per migliorare lo status della sua famiglia?
    Non credo che l’italia si diriga verso un nuovo medioevo, visto che non e’ mai uscita da quello vecchio.
    Purtroppo temo che l’italia sia un laboratorio sperimentale da quale sia sfuggito il virus della sudditanza, vedo gia’ i primi segni della malattia in giro per l’Europa.
    Vado a prendermi una vitamina C.

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  3. credo che gli italiani abbiano la vocazione delle pecore. Come accettarono il ridicolo megalomane Mussolini per vent’anni, si tengono per tre legislature, dal 1994 ad oggi, il megalomane ridicolo Berlusconi come proprio padrone.
    ciao

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  4. ho da tempo l’impressione che in italia, approfittando del caos post anni 80, si stia svolgendo un esperimento, iniziato con gli affiliati alla p2 e coloro che li hanno legittimati. non esiste, in italia, un piano dei trasporti, un piano energetico, un piano industriale. esiste invece il metodo di elargire soldi pubblici e potere piazzando pedine e consolidando la posizione di altre. un esperimento per verificare e mettere a punto mezzi di annientamento della volontà del singolo, del ragionamento, del libero arbitrio. non riusciranno a salvarci né la spagna né la germania né l’inghilterra. sembra uno di quei libri alla dan brown, o di quelli dove parlano degli illuminati, ma ho questa brutta impressione.

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  5. io ho il sospetto che l’attuale gruppo di potere berlusconiano in realtà non abbia alcun collante ideologico, a parte la conquista del potere e il suo mantenimento. Proprio il vuoto pneumatico ideale fa sì che vengano sposate delle visioni totalitarie della vita, prese dall’esterno, pret a porter, diciamo così. Tra l’altro spesso sono in contraddizione evidente: che centra l’integralismo cristiano con il puttanesimo aziendal televisivo, l’identitarismo legaiolo con il nazionalismo fascista ? Ma fintanto che il ducetto riesce a garantire la spartizione del potere , a rappresentare lo spauracchio del nemico “comunista” e la possibilità di “farcela” per mezzo di sogni e scorciatoie al variegato mondo berlusconiano va bene così. Unica incognita la crisi economica, ma non ci conterei troppo: maggiore è il bisogno, maggiore è la richiesta di soluzioni individuali ai potenti e l’offerta di prostituzione del nostro meraviglioso paese…

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