“Ma dai, vieni a cena: anche se sono da solo, una pastasciutta sono in grado di farla senza avvelenarti, su!”
L’appartamento di Massimo è caruccio caruccio, piccino ma non proprio mini, con mobilio moderno, ma non proprio di design, e persino una cucina che è una cucina, non quelle paretine tristi da single che arriva a casa la sera tardi e ciuccia come un ghiacciolo un sofficino tirato fuori dal frigo, senza neanche passarlo per il microonde, ché tanto si fa prima così. Poi la pastasciutta non la fa lui, è ovvio, la faccio io: Massimo è sempre meglio che stia distante da qualsiasi cosa voglia riuscire minimamente commestibile.
Mentre scolo e spignatto si parla un po’ di tutto, anche di politica, che poi in questi giorni vuol dire parlare di qualcosa che con la politica in realtà non ha nulla a che fare di suo, ma degli ultimi pettegolezzi su Villa Certosa, o sulla dependance barese-romana della stessa.
Il tono è rilassato, e pare incredibile per chi conosca l’Italia e gli Italiani: perché Massimo è da sempre berlusconiano, e vota Pdl, e io faccio parte degli “altri”, quelli mai iscritti ad un partito e che non saprei nemmeno io come definire, a dire il vero, perché comunisti non sono mai stati, socialisti forse ma con beneficio d’inventario, liberali no perché non sono abbastanza signori, radicali manco perché non reggono certe piazzate da mistica frignona, repubblicani o socialdemocratici nemmeno, anche per scomparsa dei medesimi, piddini lasciamo stare perché allergici al vago sentore d’incenso da parrocchia, Dipietri no perché adorano i congiuntivi corretti; insomma quel manipolo silente di moderati educati che non hanno un vero punto di riferimento ed un partito, ormai, ma sono accomunati da una sola ed incrollabile certezza: cioè che Berlusconi non si regge, e non è manco una questione politica, o solo politica: non si regge e basta, è una questione di stile.
Massimo non è poi tanto diverso da me, in effetti. Veniamo fuori da due famiglie della borghesia piccina piccina, di provincia: padri dirigenti d’azienda, ma provenienti dalla classe degli impiegati, madri lavoratrici, che però hanno curato i figli come si faceva una volta, seguendoli passo a passo seppure a rispettosa distanza per non tarpar troppo le ali; genitori non intellettuali, ma con un sano amore e rispetto per la cultura e i libri, che hanno sempre occupato gran parte delle pareti di casa, e non per far pendant con il colore del divano. Sia io che lui abbiamo avuto sì qualche buona chance in più di partenza, ma poi abbiamo camminato da soli: niente padrini né raccomandazioni politiche alle spalle, la strada, poca o tanta, fatta studiando e lavorando sodo, senza stare con le mani in mano ad aspettare che dal cielo ti cada in braccio qualche soluzione.
La mia famiglia, però, stava a sinistra, sentendosi ancora legata a radici operaie ormai lontane, ma ancora presenti nei racconti dei nonni e degli zii più anziani, che si erano sorbiti il Fascismo da oppositori e poi la democrazia diccì sempre da oppositori, uguale uguale. I suoi l’era fascista non l’hanno rimossa, perché non c’era niente da rimuovere: l’hanno passata senza accorgersene, provando come soli disagi quelli della guerra; nel placido stagno della Diccì si sono dapprima trovati bene, pur non essendo grandi credenti, e poi hanno svarigolato un po’ verso Craxi, ma non con grande convinzione. L’unica cosa di cui erano tenacemente certi era il Comunismo fosse il Male, e questo convincimento saldo lo hanno lasciato in eredità intatto al figliolo: ma avevano e hanno del “Comunismo” una visione simile a quella del senatore McCathy: per essere Comunisti ai loro occhi basta poco, ma poco poco poco poco: una critica al Governo, o ad una qualsivoglia Autorità, un minimo scatto d’orgoglio nel non conformarsi alla Regola Vigente, quale essa sia.
Con Massimo si può parlare: è lui il primo a confessarsi in imbarazzo per le uscite di alcuni personaggi del suo schieramento, ad ammettere che certe dichiarazioni gli fanno venire i brividi. Non ama le “veline” e men che meno il velinume sparso, lo infastidiscono le feste da satrapi, i pregiudicati che sputtanano i giudici; non si sognerebbe mai di essere “l’utilizzatore finale” di qualche compiacente signorina e, lo conosco, non sbava neppure per avere il villone, il macchinone, il conto in banca inzeppato da soldi in qualche paradiso fiscale, perché è una brava persona, esattamente come me. Ride e sfotte lui per primi i vizi e i vezzi della classe dirigente che vota, e qualche volta, come in questi giorni, non ride tanto, nemmeno, perché sente un fastidio più profondo, che non si esorcizza con una battuta salace. Insomma, si vergogna e basta.
“Ma allora, perché cazzo li voti?” mi scappa di chiedergli alla fin fine, perché io non sarò troppo convinta dei “miei”, ma almeno non mi fanno sentire tanto in imbarazzo, e invece i “suoi” sì, e si vede.
Tace, si vede che ci sta pensando un attimo, e seriamente, davvero.
“Perché non potrei mai votare dall’altra parte. È una questione di storia, di famiglia: non posso- dice infine – E non farmi la predica, perché non lo faresti neanche tu.”
No, non è vero. Mi facessero vergognare a tal punto i “miei”, e dall’altra parte no, non li voterei più, e forse cambierei persino schieramento, fregandomene della storia, della famiglia, delle aspettative di parenti, amanti, amici. Lo Stato, cazzo, è una roba seria, e non lo puoi lasciar gestire a dei manigoldi solo perché per generazioni hai fatto parte di una famiglia di Guelfi o di Ghibellini.
Grazie, G.
Il manifesto degli spiriti liberi.
Esemplare!
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Si votasse su questioni politiche sarebbe più facile cambiare schieramento. Il problema per gli “spiriti liberi” è che una parte dello spettro politico è occupata illegalmente da personaggi che con la politica hanno poco a che fare. E per uno spirito libero è difficile da accettare. Forse un giorno saremo tutti liberi di votare come c***o ci pare.
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Per una coincidenza, nell’ultima settimana ho avuto due discussioni, chiamiamole abbastanza energiche, con interlocutori diversi, proprio su questo tema, nelle quali sostenevo la legittimità di poter votare da una parte a questo giro, e dalla parte opposta al giro successivo, convinto che molti guai d’Italia derivano (e non solo in politica) dalla mistica dell’appartenenza e dalle schiere di quelli che “io, quelli, non ce la faccio” indipendentemente dal merito (o demerito) delle questioni. Mi hanno guardato, in ambo i casi, come un marziano. Pare che su Marte non sia il solo. Grazie, fa piacere avere compagnia.
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Il fatto è che il “cambio di giro” dovrebbe essere anche legato da un cambiamento di proposte e di persone. Qui non cambiano gli schieramenti, le proposte sono sempre quelle, e anche le persone restano sempre le stesse. Per giunta, onestamente, alcuni personaggi sono talmente impresentabili che nun ze possono votà per una questione di stomaco. In realtà eravamo bloccati ai tempi del proporzionale, ma adesso siamo cristallizzati nella logica dei “noi” e dei “loro”, e alcuni dialoghi con i commentatori di questo stesso blog mi inducono a pensare che da lì non ci schiodiamo: si parte a discutere sul merito di una questione, e dopo un paio di commenti, finiscono a darmi della “Comunista” e dirmi che attacco Berlusconi perché sono invidiosa. Non se ne esce, neh.
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cito > e io faccio parte degli “altri”.
anch’io a dirti la verità, e con me anche molte persone che conosco.
Non sono uno che parla molto di politica, non amo le discussioni sterili muro contro muro ma soprattutto non riesco a farmi una ragione che taluni possano appoggiare scelte che loro stessi considerano “discutibili” solo perchè proposte dal “proprio” schieramento politico.
Sin da quando ho cercato di capire cos’è la politica non ho mai compreso perchè dovrei sentirmi “di destra” o “di sinistra”. Io so cosa considero giusto e cosa sbagliato, posso al limite scegliere il male minore, ma non è certo sufficente per legarmi ad una qualche parte.
ed in effetti forse non potrei avere un “mio” schieramento, in famiglia mi hanno abituato che quando uno dice una fesseria poi ne deve rendere conto. e basta. Non c’è ma che tenga.
Va da sè che anche a far i buoni la schiera degli inaffidabili in politica sia piuttosto corposa.
Naturalmente so bene che con queste premesse dimostro di essere eccessivamente pretenzioso, ma quello che mi rattrista è che la schiera degli “altri” è affollata soprattutto di persone meno esigenti di me.
Temo che “il far politica” in realtà sia solo un modo come un altro per campare, e non certo voglia di rappresentare qualcuno o tantomeno delle idee, ma soprattutto che questa minoranza non rappresentata sia realmente impossibilitata nel farsi rappresentare proprio perchè il sistema così com’è non permette ad una persona sincera di farne parte.
.. mi sa che sono le solite vecchie utopie che tornano a ondate come il mal di mare…
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Galatea,
Anche se in gran parte sono d’accordo, c’e’ qualcosa che non mi torna del tutto.
Poi se ho tempo ti scrivo cosa, e perche’.
Ma nonostante il poco tempo ho voluto lasciare un commento lo stesso, solo per dirti che per come scrivi, per come sei capace di parlare di certe cose in maniera concreta, meriteresti di scrivere sui quotidiani e di essere letta da una platea molto piu’ larga di quella (gia’ rispettabile, ci mancherebbe!) che hai qui sopra.
Anche se, pensandoci meglio, visto cosa si scrive al giorno d’oggi sui giornali, forse no.
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Quale parte?
Perchè è illegale? Se lo è davvero denunciamola!
Io vedo un sacco di mariuoli (BS il primo) ed una marea di cariatidi più o meno ovunque, ma nulla che metta in forse la legittimità di nessuna parte, eccetto forse i neofascisti.
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Non la vediamo perchè ci siamo dimenticati tutti che BS non avrebbe mai potuto neppure candidarsi se fosse stata rispettata la legge. E questa è la prima illegalità e fonte di tutte le altre. Oggi leggevo che per fare il punto della situazione dell’inchiesta di Bari c’è stato un vertice tra Berlusconi (Presidente del Consiglio), Alfano (Ministro delle Giustizia) e Ghedini (avvocato di Berlusconi e parlamentare). E’ una cosa legale? Mah.
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Lo so Galatea. E sono d’accordo con te. Vivo in Toscana. In questi tempi di amministrative ho sostenuto più volte in varie discussioni che c’è poco da vantarsi di avere da 50 anni solo sindaci di sinistra. Io credo che mollare la poltrona e poi darsi da fare per riconquistarla faccia bene a tutti. Se potessi votare a Firenze è probabile che voterei pure Galli. Il votare per colore permette a chi deve essere eletto di fare a meno delle proposte, della politica, di farsi valutare. Ai tempi del proporzionale c’era la guerra fredda almeno, c’era Gladio. Ma ora?
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Scusa ma non ti seguo.
Da che mi risulta finora BS si è preso un fracco di prescrizioni, un po’ di assoluzioni e mi pare un paio di condanne minori, ma nulla che pregiudichi la sua eleggibilità. Di sicuro dipende in parte da leggi ad hoc o comunque discutibili, ma “illegalità” si riferisce alle leggi esistenti.
Il vertice è legalissimo, siamo ancora tutti liberi di parlare e radunarci, in privato ed in pubblico.Fa schifo, è inopportuno quanto ti pare ma resta legale.
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Post esemplare.
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Massimo … è Massimo D’Alema, vero? 🙂
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Mi riferisco alla impossibilità di candidarzi al parlamento per i titolari di concessioni pubbliche. Come le frequenze radiotelevisive. C’è una legge in proposito.
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Il clan, come la squadra, non si tradisce.
MAI.
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Sei sicura? Io ho provato a cercarla ma trovo solo un sacco di proposte, nessuna legge vera.Per inciso, il principio mi sembra ragionevole, l’applicazione macchinosa: le concessioni non sono di BS ma di qualche sua società, che probabilmente nemmeno controlla direttamente (quote divise tra parenti, prestanome e società offshore,…).
Di fatto è padrone di Mediaset, potrebbe non essere dimostrabile in tribunale.
E una legge che vieti la candidatura agli azionisti di minoranza (anche indiretti) di concessionari mi fa un po schifo.
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So che il nome può trarre in inganno, ma sono un maschietto. La legge esiste, è del 1957. Si parla poi del 1994 quando il Papi era ancora il padre-padrone di mediaset. E per quanto macchinosa possa esserne l’applicazione rimane il fatto che Berlusconi l’ha infranta. La sua elezione sarebbe dovuta essere annullata. Più macchinose sono state le successive leggi sul conflitto di interessi. Macchinose perchè cercavano di risolverlo evitando di affrontare quello più grosso.
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Mi piacerebbe leggerla, quando ho tempo la cerco (o hai un link?).Ma quando parlo di difficoltà di applicazione, intendo dire che è più che probabile che BS non l’abbi infranta.Anche se non era quotata, nel ’94 Mediaset era un’ insieme di scatole cinesi, controllata dalla famiglia Berlusconi tramite decine di aziende, molte delle quali all’ estero e con soci esterni alla famiglia.
Non mi stupirei se il controllo legale delle concessioni fosse stato in mano al fratello o diviso tra una decina di soggetti.
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Dimenticavo: le successive leggi sul conflitto di interessi erano macchinose perchè le ha dettate lui.Non cercavano di risolvere alcun conflitto, solo a buttarla in caciara e prender tempo.
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Spero che il post non sia risultato più qualunquista di quanto volesse essere, eh. Non rinnego nulla delle mie convinzioni, rimango convintamente e mi considero una donna di “sinistra”, nel senso che io credo doveroso che la solidarietà, l’antifascismo,l’antirazzismo, la lotta contro ogni forma di discriminazione il rispetto per la dignità umana, la Costituzione e le regole della convivenza civile debbano essere centrali nella politica, e questi per me sono valori che considero “di sinistra”. Ma, lo ammetto, sono venuta su leggendo Voltaire, Diderot, gli illuministi, Mill, amando Cavour e non credendo in Marx (per Hegel e la sua concezione di Stato, poi, ho una vera allergia!). Sono anche convinta che, mediamente, il centro sinistra in Italia abbia pletore di gente imbranata, che non dovrebbe forse occupare i posti che occupa, ma non così impresentabile e moralmente discutibile come numerosi personaggi che albergano nel centro destra. E se non li voto non è una solo per una questione ideologica, ma molto personale: a me questi tizi fanno ribrezzo, punto e basta: mi fa ribrezzo quello che fanno, come si comportano, come pensano, quello che dicono e come lo dicono, e perciò non li voto. Non li voterei neppure se sostenessero il contrario e fossero “dalla parte mia”. Ci sono dei limiti.
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Eh appunto. Se invece i tifosi imparassero che quando la propria squadra si comporta in modo indecoroso va fischiata e se non basta boicottata e abbandonata, forse avremmo un calcio migliore, in Italia. E anche una politica.
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Massimo è un esemplare unico, i berlusconiani che conosco io pur di non doversi vergognare negano persino l’evidenza, ricorrono a tutta una serie di strategie puerili per non dover fare i conti con lo squallore di ciò che votano. Poi ci sono, naturalmente, quelli che sanno benissimo cosa hanno votato e che tutto sommato gli sta bene così.
Un saluto
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Mio dio, avevo letto “Guelfi e Ghedini”…
A forza di sentirne inizio ad avere allucinazioni.
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Eh, Paoletta, lo so! Ce le ho anche io. Ma fosse stato Ghedini, il post poteva essere ridotto a tre sole parole: ma va’ là…. ;-D
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beh, attenzione alla forma delle istituzioni e al personale di chi governa, stato sociale, laicità, coscienza che la destra è indecente e e la sinistra incapace.
sei cmq messa meglio di me… puoi sperare in Fini!
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