I motivi per cui

Dopo tanti anni, quando senti suonare il campanello, apri la porta e te lo ritrovi davanti, sempre con il suo bel sorriso, sempre con i suoi occhioni nocciola così affascinanti, per un attimo un piccolo tuffo al cuore lo senti.

Perché è sempre uguale, molto charmant, bacia tutti, porge la bottiglia di vino che ha portato in omaggio, e poi si dà da fare a spostar le sedie, passare i piatti, perché lui è così, uno che quando arriva si sente subito a suo agio; e poi è spiritoso, e poi è sempre caruccio, e poi pensi che in fondo solo è solo come te, perché l’ultima morosa è scomparsa mesi fa dall’orizzonte, e Giulia te lo ha fatto prontamente sapere con un sms: “Ah, lo sai che Ale è di nuovo single?”

Così, mentre tutti si accomodano a tavola ed in sottofondo c’è un programma di Fazio, perché siamo bravi ragazzi della Sinistra bene, e quindi la televisione si guarda poco ma certi programmi sono un must, e la conversazione inizia, cerchi disperatamente di ricordarti quali mai fossero le tue scuse, i motivi per cui quando stavate assieme l’hai mollato, lui che ora sembra così cortese, affabile, perfetto.

Tanto perfetto che sta infatti dicendo a Giulia: “Sì, stappo il vino? Ma che, vuoi prendere quello? – e guarda la bottiglia che Giulia gli porge con una smorfietta che non è schifata solo perché si trattiene per educazione – ma no, ma dai, stappiamo il mio, ché sul pesce è meglio… guarda che è un ****** di *****, un’annata particolare, lo fanno in edizione limitata, sono riuscito ad averlo perché sono amico del gestore dell’agriturismo, e poi col pesce è la morte sua, altro che il tuo, sentirai che roba…!” E da lì, con attorno il crocchio di maschi della serata, dà il via ad una disquisizione colta, coltissima, su vini, vitigni e territorio che pare una conferenza di Slow Food, ma senza la pacatezza di un Carlini, perché il tono della voce, non sai perché, ti fa venire i brividi, finché non realizzi che, se chiudi gli occhi, è uguale uguale al parlar di D’Alema.

Intanto il programma è cominciato, e stanno suonando una canzone, una canzone di Gaber. Che a te Gaber poi è sempre piaciuto, anche se mai come De Andrè, ma adesso da un po’ di tempo lo stai persino rivalutando, perché qualche anno fa, quando eri ancora giovane e più ingenua, l’amarezza gaberiana e un po’ qualunquista degli ultimi tempi non l’avevi proprio capita del tutto, mentre adesso che in mezzo a quell’amarezza ti ci ritrovi in mezzo, ti chiedi se non ci avesse visto lungo lui, Gaber, e la scema fossi tu. Ti viene spontaneo canticchiarla, la canzone, anzi, non proprio canticchiarla, ma seguire con le labbra le parole, senza emettere voce.

Lui, che se ne accorge, dice: “Oh, Gaber, già, dimenticavo che a te è sempre piaciuto…”

“Sì, be’, abbastanza…” rispondi, in fretta e quasi mangiandoti le parole: è uno dei brutti lati del tuo carattere quello di discutere malvolentieri delle cose che ti piacciono davvero, perché le trovi troppo personali.

Lui scuote la testa, come se la risposta confermasse quello che ha sempre pensato di te, e cioè che non capisci mai quello che è ovvio nella vita: “Mah, io l’ho sempre trovato troppo piccolo borghese, inconsciamente reazionario fin dall’inizio, anche se non traspariva così tanto dalle prime canzoni, magari… poi i fatti mi hanno dato ragione, no?”

Sorride, con quella sua espressione così educata, condiscendente, di chi è convinto di sapere sempre alla perfezione come va il mondo, cosa è giusto, cosa è sbagliato, e dagli altri non si aspetta altro che un ammirato cenno di assenso, un applauso, un hip hip urrà.

Tu tiri un sorriso vago in faccia, che lui scambia per un segno di resa alle sue ragioni. Non ti chiedi più i motivi per cui l’hai mollato. Di colpo, te li sei ricordati tutti.

Colonna sonora consigliata: Giorgio Gaber, al bar Casablanca

E’ sempre una storia di fantasia. Se non mi credete, sono problemi vostri, eh.

 

8 Comments

  1. Lancio la proposta di una grande jihad

    contro le le cene in cui si riusniscono le tante belle persone di sinistra, con Fazio che sbava dalla tv accesa, Gaber che raglia le sue sparate dal cd, il solito intellettualino che esibisce i centimetri del cazzo cerebrale citando libri film autori, mandando all’inferno gli uni in paradiso gli altri … Per carità, un benefattore che entri e ce ne liberi mitragliando ovunque.

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  2. ma uno normale che appena arrivato ti dà il vino in mano e poi accompagnandoti a mettere il cappotto, ti prende, ti tocca per sentire se ti sei depilata, e ti infila la lingua in bocca mai?

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  3. accidenti, Gala, ma questi tipi umani li frequenti per dovere di cronaca (e di post) o perché sì?
    P.S. Come vedi, nessuno crede alla storia di fantasia. 🙂

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  4. “ti tocca per sentire se ti sei depilata” dice Pgiacome.

    Ma, ora si usa così? Qualcuno mi spieghi per piacere se mi sono persa qualcosa nel fluire delle relazioni umane.

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  5. Ecco, ora ne ho, lo scrivo: Adoro i tuoi testi, sei fantastica! Grazie mi fai viaggiare sempre con la mente. Grande! 😀

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