I bianchicci presidiano la piscina come una loro proprietà personale. Sono tanti, di età variabili, ma tutti di ceto medioalto, perché la piscina è quella di uno stabilimento termale chic, quindi il pubblico è selezionato. C’è il commendatore quasi sessantenne dalla panza prominente, che parla di soldi con il vicino, lamentandosi delle tasse; in un film degli anni ’50 avrebbe avuto fra le mani un giornale filogovernativo, oggi nemmeno quello, perché persino Libero è troppa fatica portarselo sul lettino, e le mani, quando non gli servono a gesticolare per illustrare i soprusi dei comunisti, sono impegnate a dare una discreta ma ben visibile pacca sul sedere alla neomoglie sudamericana stesa al suo fianco, sbuffante la noia che ha dovuto nascondere attentamente finché non è riuscita a farsi sposare. C’è lo stuolo di professionisti pressappoco quarantenni, che ignorano compagne pressapoco quarantenni anch’esse, bionde, indigene e griffate, e non hanno giornali per le mani perché sono costantemente al cellulare o a smanettare con lo smartphone, dato che loro sono dinamici e moderni, quindi sempre connessi. Poi c’è l’infornata dei trentenni dal pallore impiegatizio, con donne coetanee al seguito, con le occhiaie e l’acida stanchezza delle neomamme, ed uno o due piccoli che gattonano ai piedi delle sdraio, e guardano perplessi l’acqua, o frignano per entrarci.
Non è svacco, l’ambiente non lo consente, ma quasi, perché è domenica ed è caldo, e poi i maschi sono così, hanno una capacità di svaccare che le femmine non hanno, perché è una impostazione di default del cervello femminile quella di rimanere sempre in allerta, controllare il territorio, soppesare ogni altra come una possibile rivale e distruggerla prima che possa fare la prima mossa.
E invece gli uomini no: sebbene imbolsiti da pancette flosce o da magrezze ancor peggiori perché cascanti, si sentono sempre fighi, sempre aitanti, sono soddisfatti del loro corpo e non temono pietre di paragone; c’è un angolo del cervello maschile che li spinge a vedersi sempre ventenni, anche quando la carta d’identità e lo specchio fan di tutto per ricordargli che no.
È per questo complesso di superiorità innato che, non appena lui compare, non entrano subito in fibrillazione. Eppure è impossibile non notarlo, perché è una apparizione mistica, in pratica una epifania: disceso da non si sa quale Olimpo africano, si manifesta coperto da un pudico costume e si tuffa in piscina come si tufferebbe un dio d’ebano, in un guizzo di muscoli perfettamente definiti e capaci di muoversi in magnifica sincronia.
«Ammazza!» commenta Giulia dandomi di gomito, e non ce n’è davvero bisogno, perché già lo sto guardando rapita, mentre tutte le donne della piscina, più o meno scopertamente, seguono di sottecchi le sue evoluzioni in acqua, le bracciate lunghe e precise, la schiena che si inarca e poi si inabissa, il ritmo scandito della respirazione.
«Secondo me è uno sportivo professionista… – ipotizza Giulia – Dài, non può avere quei pettorali là, sembrano scolpiti ad uno ad uno…»
«Eh. Perché non hai visto il sedere…» aggiungo io, che ho dalla mia sdraio una visuale panoramica.
«Sì, è un calciatore! – si premura di confermarci una vicina di lettino, con la confidenza immediata che hanno due bambine di fronte alla vetrina di una pasticceria piena di dolci – è ***** del *****» e cita una squadra abbastanza famosa che persino io e Giulia ne riconosciamo il nome.
La notizia si spande per la piscina in una ondata di sussurri che passano da una bocca di donna all’altra, e vengono intercettati alla fine anche dalle orecchie maschili.
È a quel punto che i bianchicci, data un’occhiata a quel corpo scuro e armonioso, restano per un attimo spiazzati e tramortiti, non solo per l’impietoso confronto con i loro miseri corpicini flosci e striminziti, ma anche per il trauma di scoprire che le loro compagne, mogli, amanti guardano un altro uomo bello esattamente come loro sono abituati a guardare le belle ragazze, e di capire di colpo, forse per la prima volta nella loro vita, quanto una cosa del genere può far sentire da un momento all’altro insicuri, inadeguati e sperduti.
Si avvertono i primi mormorii, poi i mugugni sommessi; qualcuno si volta infastidito, qualcuno sussurra: «È un calciatore!» con il disprezzo velato di una sioretta gelosa che commenta: « é una sgualdrina!», e da parte di tutti gli uomini si lanciano occhiate di odio feroce all’indirizzo dell’Apollo. Che però, come tutte le divinità, è al di sopra del bene, del male e delle beghe terrene, e nuota, beatamente.
Nessuno degli uomini si azzarda a dire: «è un negro!». Del resto, qua non è questione di razzismo. Solo di una forma di invidia, se vogliamo molto femminile.
ecco un altro motivo per cui non amo le piscine 🙂
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Al mare corri meno rischi? 😉
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… e del noto luogo comune, che mi dici? 😉
(Per noi maschi, nei riguardi dell’altro sesso, gli attributi da Venere di Willendorf hanno ancora assai importanza: è un istinto ancestrale. E per le donne? La tua amica Lameduck, una volta, ha sostenuto che, ormai, sotto i venticinque centimetri, voi donne non ci prendete neppure più in considerazione …..)
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Mi cofermi la mia convinzione che il razzismo è sempre una scusa per celare qualcosa di più misero e vile; l’invidia in questo caso, l’insicurezza in altri casi.
(ho apprezzato l’elegante omissione di dettagli anatomici più specifici)
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bellissimo!
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Ti sei data agli Harmony?
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gran bella foto, cos’è ?
c.
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Galatea, sai che in un paese dove a qualcuno interessa la capacità di scrivere e raccontare per immagini con dialoghi buoni tu avresti avuto un futuro come sceneggiatrice?
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Però, nella descrizione di tute le donne presenti, non sei stata per nulla tenera … E tu e la tua amica, cosa ci facevate là?
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@Arturo: Guardavamo l’Apollo, non si è capito dal post?
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mi è capitata una cosa simile l’estate scorsa. Vivo a 50 metri in linea d’aria da una spiaggia e ho assistito a qualcosa che assomigliava moltissimo a quello che hai raccontato. sentivo le sciurette risalire dalla spiaggia lungo la stradina e commentare cose tipo: è un calciatore, è quel certo giocatore di basket, è un atleta… John è del Ghana e lo conosco bene perchè lavora per l’impresa di giardinaggio di un amico: è quello che passa il decespugliatore… ah! dimenticavo: ha moglie e due figli (bellissimi)
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Alcuni uomini hanno scoperto solo ora che i nostri occhi non sono solo fatti per guardare loro, ma anche le bellezze della natura. Per un puro caso le bellezze della natura, spesso e volentieri, coincidono con altri uomini, magari ben disegnati e, come dire, con una forza di gravità impossibile da contrastare. 😀
Negare un’occhiata famelica ad un Apollo così è illegale, comunque. 😀
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