Piove

Piove.
Non su nostri volti silvani o sulle favole belle.
Piove sui cortili grigi, piove sulle foglie fraciche, ammollate in pozzanghere fangose, piove sui cespugli radi al margine delle camionabili, sui nani dei giardini, sugli scivoli abbandonati dei parchi giochi, sulle borse della spesa in plastica ecologica troppo sottile, sugli svincoli autostradali con i fanali già spenti.
Piove sui nostri volti truccati in fretta, davanti allo specchio opaco di un bagno troppo buio, ancor più in fretta struccati dal dilavare delle gocce. Piove sugli impermeabili spenti, sulle macchine cacciate a forza nell’ultimo buco rimasto vuoto, piove sul vasto parcheggio dell’ipermercato, sul finestrino dell’autobus che traversa la zona industriale, sulla pensilina della stazione, sulle strisce pedonali cancellate dai passi veloci della folla, sui semafori degli incroci che regolano il flusso del tutto e del nulla.
Piove.
E ho dimenticato a casa l’ombrello, cazzo.

10 Comments

  1. Non sei contenta che senza ombrello le tue “chiome poi auliscono come le chiare ginestre”? Ma dov’è mai finita la poesia del “singing in the rain”. Cosa sarà mai un po’ di umidità nelle ossa, un po’ di artrosi e un po’ di afrore di cane bagnato quando si è felici.

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  2. Newwhitebear… No.. No… È meglio che Galatea … lo dimentichi l’ombrello… Ogni suo scritto è un gioiello. Di quelli in oro posso farne a meno, ma di quelli di Galatea… proprio no. 😉

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