In fondo, è sempre una questione di stile letterario, perché a chi piace scrivere il mondo lo misura così, con la scrittura. E quindi c’è una certa logica, per una che ha sempre amato i periodi secchi di Giulio Cesare, non sentire tutto questo afflato e questo vuoto infinito alla morte di Marquez, perché sì, certo, Marquez l’ho letto, e sarà stato anche premio Nobel, ma non mi ci sono mai troppo ritrovata, e invece avvertire un senso di profonda tristezza quando sento che è morto Boskov, per me immortale autore di aforismi fulminanti sul mondo del calcio in una nazione che il calcio lo prende troppo seriamente per saperlo poi descrivere come si deve.
E che devo dire? Ti sia lieve la terra, Vujadin.
Un grande uomo di sport, dotato della giusta dose di ironia per non prendere il suo mondo troppo sul serio. Riposi in pace.
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abbiamo giocato bene pero abbiamo perso…R.I.P. 😦
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L’ha ribloggato su L'arme, gli amori.
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Amen.
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Bè .. tra un aforisma e un romanzo passa una certa differenza. Come tra un rigore e un campionato, come tra un gol e una partita intera, e via dicendo.
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Astuzia molto veneta e molto femminile per dirci che Marquez non le piace. Grande Galatea.
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In effetti è stato un gran signore. Non lo dico adesso che non c’è più ma l’ho sempre pensato anche prima.
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per Diego56:
con astuzia molto maschile e molto romagnola, faccio presente che lessi fino in fondo L’Amore ai tempi del Colera al solo prezzo di tirarmi una sega anestetica ogni quindici pagine. Giunto esausto alla fine del romanzo ( tocca chiamarlo così), maledissi il colombiano.
Stai bene, inchino e baciamano alla padrona di casa.
Ghino La Ganga
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Dimenticavo:
di Boskov trovai geniale l’osservazione: ” se libero il mio cane in giardino, il mio cane gioca meglio di Perdomo.”
Inchino e baciamano alla padrona di casa.
Ghino La Ganga
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@Ghino: Io prudentemente mi sono fermata a Cent’anni di Solitudine. Mi pareva davvero di averci messo cent’anni, per leggerlo. Ma sarò io, eh.
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lo lessi 42 anni fa, la stessa estate che lessi «jukebox all’idrogeno» e «sulla strada» e fu quello che mi piacque meno, ma ormai da anni e non leggo più narrativa (a parte l’eccezione di «cartongesso» consigliatomi dal caro lector)
penso che certi libri siano un po’ il background di una generazione, al di là del valore
all’amico anzichenò non posso che confermare l’attitudine all’autoerotismo tipica dell’età, ma all’epoca si usava immagini che oggi potrebbero fare da inserto a famiglia cristiana, però onestamente il libro di marquez non mi pareva all’uopo
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Galatea e Ghino mi hanno fatto sentire meno solo, in questi giorni…
Per quanto riguarda Vujadin, è stato un uomo che ha saputo mettere la giusta ironia e leggerezza in un mondo così autoreferenziale come quello del calcio. Riposi in pace.
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Adesso mi sento veramente una piattola: ho letto “L’amore ai tempi del colera” a 12 anni e mi è venuto il rifiuto – non ho mai avuto cuore di iniziare “Cent’anni di solitudine” – e adesso scopro pure che non conoscevo Boskov, che citano tutti. Ma gli aforismi, sono quelli che si pescano su Wikiquote? 😦
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