Il secondo libro è come un bebè (Famiglie librarie non tradizionali)

Il secondo libro, ti dicono tutti, è più difficile del primo. Perché pensi di essere abituata. Poi il primo lo scrivi così, per provare se ti riesce davvero. Quindi, paradossalmente, sei più rilassata; se non va pazienza, vuol dire che non lo sai fare. Il secondo, invece, lo sai che lo sai fare: c’è lì già un libro che lo dice. E quindi, niente, la strizza si fa sentire e c’è.

Poi con il secondo libro impari una cosa: che i libri sono come gli esseri umani, non ce n’è uno che sia uguale agli altri.Come gli esseri umani, ogni libro ha il suo carattere e le sue abitudini,e tu, che sei la mamma, devi adattarti ai tempi suoi. Sì, puoi cercare di educarlo, ma è proprio come un neonato: alla fine fa quello che vuole e lo fa fare a te.

Poi quando lo vedi stampato, è proprio come quando la mamma vede il neonato la prima volta, e glielo mettono fra le braccia. Perché non è come te lo aspettavi, ma improvvisamente lo trovi bellissimo e capisci che doveva essere proprio così. E lo guardi come una cosa che è tua perché lo hai messo al mondo, ma al tempo stesso è una cosa diversa da te, destinata a camminare da solo, incontrare persone, avere una vita tutta sua, in cui tu entrerai alle volte solo di striscio.

Si apre poi quella fase che del libro è l’infanzia, ovvero la promozione. In cui tu gli fai proprio da mamma, e lo porti in giro, Prima gli fai conoscere solo gli amici ed i parenti stretti e poi via, lo inizi a scarrozzare per il mondo, tenendolo a manina. Ne parli in giro, con quel misto di orgoglio ed apprensione che hanno le mamme con i figlioli, perché a te pare bellissimo ma ti rendi conto che sei di parte, e se lo devi citare e lodare ti vergogni un po’. Vuoi che si faccia strada da solo, che piaccia per quello che è, e ad un certo punto, quando ti pare che abbia imparato a cavarsela, ti ritiri e lo lasci camminare solo soletto, controllandolo da distante, con lo sguardo sempre da chioccia.

Quindi ecco, questo post è per presentare ufficialmente il nuovo mio nato, Socrate, per esempio, che mi rende di nuovo mamma orgogliosa, e va ad affiancarsi alla sorella Didone. Mi sento molto Cornelia e loro i miei due gioiellini.

E non saremo di certo una famiglia tradizionale, ma sempre famiglia è.

3 Comments

  1. attenta all’invidia delle altre mamme, ti diranno che è un bel bambino, ma troppo «per tutti», specie quelle mamme che hanno pagato la levatrice (tanto per rimanere in metafora), per partorire

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