
La chiesa di San Qualcosa è quella in cui arrivi per caso, di solito dopo una scammellata turistico culturale ininterrotta che dura dal mattino, durante la quale sei riuscito a vedere in cinque ore più scavi, musei e mostre d’arte di quelle che Goethe riuscì a visitare in tutto il Gran Tour.
La chiesa di San Qualcosa non è segnalata in nessun itinerario, non è presente in nessuna guida, nemmeno i vicini sanno esattamente a chi sia dedicata e cosa sia. Non è brutta, non è bella, a dire il vero non sai assolutamente com’è, perché sei talmente stanco che manco se ti apparisse di persona Michelangelo a farti da guida saresti in grado di prestargli attenzione.
San Qualcosa è talmente qualcosa che probabilmente in realtà è un san Qualcuno, ma il Qualcuno in questione è un santo minore per non dire minimo, e quasi sempre dotato di un nome così bislacco e bruttino che già per quello, povero Cristo, si è meritato un posto fra i martiri riconosciuti. La gestione della chiesa, però, è affidata ai monaci sanqualcosiani, ordine così sconosciuto che hanno schivato nei secoli qualsiasi processo possibile per eresia e altro per il semplice motivo che il Papa e i Cardinali si sono allegramente dimenticati della loro esistenza.
Ciononostante i monaci sanqualcosiani sono tenacemente convinti che San Qualcosa e convento annesso abbiano un posto centrale nella storia della Chiesa, dell’arte e del creato in generale. San Qualcosa, infatti, durante la sua esistenza è stato in contatto con almeno una quindicina di dottori della Chiesa suoi contemporanei e ha tenuto con loro una lunga e circostanziata corrispondenza, purtroppo unidirezionale, nel senso che i grandi santi non gli hanno mai risposto. Nonostante questo, i monaci sono convintissimi che l’influenza del santo sia stata determinante per lo sviluppo del pensiero cristiano, e solo una serie di sventurate circostanze ancor oggi impedisce di riconoscere a San Qualcosa i meriti che effettivamente ha, perché, quando si tratta di gloria, lasciano intendere i pii fraticelli, pure la Chiesa è una cricca e qualche santo maggiore si fa bello di idee non sue.
Se San Qualcosa era sfigato in vita, la chiesa a lui dedicata è ancora più sfigata. I pii fraticelli, infatti, agguantano i turisti per spiegare come quelle navate (ora spoglie) e quelle absidi (scialbe e bruttine) un tempo ospitassero immortali capolavori della storia dell’arte, che però, vuoi per qualche calata di barbari, o guerra, o catastrofe accidentale, non ci sono più, e anzi i più cattivi fra i i critici osano persino sostenere che non ci siano mai stati.
San Qualcosa è un museo del possibile, nel senso che, a sentire la guida, è sempre possibile che di lì sia passato qualche artista destinato a divenire famosissimo, ma poco dopo o poco più in là. Caravaggio ci passava prima di imparare a disegnare, Leonardo ci veniva a dottrina prima di partire per Firenze, Michelangelo ci passeggiava nei giorni in cui non aveva l’ispirazione di fare nemmeno un schizzo. San Qualcosa è il buco nero della storia della scultura e pittura, perché chiunque di geniale sia passato di là non ci è rimasto mai abbastanza per lasciarci un segno. Se per caso ce lo ha lasciato, la maledizione di San Qualcosa non prevede tregua: se mai in quella benedetta chiesa c’è stata una pala d’altare decente, una natività di pregio, persino un ciborio caruccio, niente, è successo subito un qualche evento che ha consigliato di spostare tutto in un luogo più sicuro o migliore.
Ma questa iella non spegne il fervore del Sacro Ordine di San Qualcosa. I monaci e frati sono in grado di brincare il turista che entra e trascinarlo in un tour a pagamento che dura ben venticinque minuti, inzeppato di spiegazioni complicatissime su opere d’arte mai realizzate perché non c’erano i soldi per pagare i più rinomati artisti, oppure spostate perché giustamente il migliore artista s’era schifato di finire lì, e di personaggi immortali che a San Qualcosa non sono mai passati se non di striscio, nel senso che ci sono passati davanti senza fermarsi a guardala mentre facevano la spesa o andavano da qualche parte, e insomma a San Qualcosa è chiaro alla fine che è l’unico posto nell’universo dove in mille mila anni di storia non è successo proprio assolutamente nulla, e non è passato proprio proprio mai nessuno. È un posto magico, una singolarità nello spazio tempo, da cui la bellezza e l’intelligenza scappano via a gambe levate per spostarsi sempre altrove, un momento di stasi perfetta in mezzo ad un mondo che continuamente si muove e produce, un posto che è il grado zero di tutto e in cui non c’è nulla da vedere.
E solo per quello, alla fine, ti rendi conto che San Qualcosa vale una visita.
yeah!
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Borges non avrebbe saputo dirlo meglio (se non tacendolo)
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Il luogo spazio temporale dove tutto è tutto sono sospesi nel magico nulla.
Bello bello
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