Ieri in uno scambio su Twitter con Giulia Blasi, Antonio Polito (che è il vicedirettore del Corriere della Sera, non il vicedirettore dell’Eco di Castelfuffo) se ne è uscito con questo tweet, che definire infelice è una operazione degna di un campionato internazionale di eufemismi.
Su Twitter la Blasi e altri chiedevano conto al Corriere della scelta di dedicare grandissimo spazio alla storia di una signora poco meno che quarantenne che è già all’undicesimo figlio. Al di là della curiosità di cronaca, non si capisce l’enfasi su un caso tanto marginale, e soprattutto i sperticati elogi che il Corriere riserva alla donna.
Non si capiscono gli elogi proprio in virtù di quanto dichiarato in questo tweet da Polito. Se i figli non sono una scelta, ma un evento che ti capita (come ti può capire di vincere alla lotteria o di essere centrata da un tram mentre passeggi mangiando un gelato) esattamente perché il Corriere di cui Polito è vicedirettore ha dato tanta enfasi alla storia?
La signora in questione non ha fatto alcuna scelta eroica, e neppure coraggiosa. I figli non li ha mica voluti, le sono capitati. Non c’è stato evidentemente nessun progetto dietro, nessuna decisione, nessun atto cosciente.
Nel mondo di Polito i figli capitano. Cadono dal cielo senza che ci si possa fare nulla, senza che ci si possa opporre ma anche che si possa far qualcosa per metterli al mondo. Li porta la Cicogna, evidentemente, e chi je tocca non s’ingrugna. Ma non c’è nessun merito ad averli, e neppure si può volerli.
Che strano mondo, quello di Polito, però. Un mondo in cui il concetto di contraccezione non deve essere ancora arrivato, e pazienza. Ma nemmeno deve essere ben chiaro quel passo del Vangelo in cui la giovane Maria riceve la visita dell’Angelo, che le chiede se accetta di divenire madre del Salvatore.
Lei la scelta l’ha fatta, dicono le scritture. Non si è mica limitata a subire un evento e patirlo in maniera inconsapevole. E pure l’angelo, con tutto che in quanto angelo di sesso e riproduzione non ne sapeva granché, non ha presentato la cosa come un atto dovuto e un evento senza rimedio.
Il che ci fa sospettare una volta in più che gli angeli, per quanto poco ferrati in materia, sui problemi della riproduzione umana e dei figli e persino di rispetto per le donne abbiano comunque le idee più chiare di Polito.
Non li faranno mai vicedirettori del Corriere, però, se continuano così.
Sia chiaro: se questo post non mi avesse incuriosito, non sarei mai andato a leggermi l’articolo sul Corriere che ha dato inizio a tutta la disputa (e di questo il merito è tutto tuo, Galatea, quindi grazie!). Tweet di Polito o no, l’articolo da cui tutta la disputa è nata non mi sembra privo di interessi. La situazione descrtta non mi sembra ordinaria, sia per il numero di figli che per le disponibilità economiche della famiglia. La famiglia ha dei beni al sole, ma in una zona abbastanza decentrata da richiedere meno della metà dei soldi che ci vorrebbero nell’hinterland milanese o romano (non so in Veneto), e le entrate mensili, a giudicare dalla professione di lui, non penso superino i tremila euro, sempre che ci arrivino. Insomma, sono buone per una coppia con un paio di figli che si affida integralmente a pubblica istruzione e sanità per formazione e salute, e non si permette troppi sfizi, decisamente bassa se i figli sono 11. C’è gente (io per primo) che dubiterebbe della fattibilità di un’impresa del genere se non la vedesse davanti ai propri occhi. Sapere che non è una cosa impossibile, e avere qualche indicazione pratica per la sopravvivenza in situazioni del genere, mi sembra tutt’altro che inutile. Fra l’altro, da quanto mi sembra di intuire, i figli stanno venendo su molto meno bamboccioni dei miei. Chissà, se dovessi rinascere…
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