Beatrice d’Este, la duchessa influencer del Rinascimento

Accadde oggi: 29 giugno 1475 nasceva a Ferrara Béatrice d’Este, duchessa di Milano

Povera Beatrice. Quando si parla di lei, e non se ne parla nemmeno poi molto, gli studiosi un po’ con la puzza sotto il naso tendono a liquidarla come se fosse una Paris Hilton del Rinascimento. Una ragazzetta caruccia, simpatica, ma in sostanza un po’ vacua e interessata solo alla moda.
Succede sempre così, in tutte le famiglie. Che i figli finiscono con l’avere ruoli fissi, da cui non si distaccano più, o con fatica. E a casa d’Este il maschio era il fratello Alfonso, erede del casato, e quella intelligente e coccolata era Isabella, la sorella maggiore, destinata a divenire duchessa di Mantova. E lei, Beatrice, boh.
Nasce e già è per il padre è una delusione. Voleva un altro maschio, si ritrova una femminuccia. Non sapendo che farsene la spedisce presto a Napoli, dal nonno e dai cugini.
Alla corte partenopea Beatrice ci sta bene, anche se poco sappiamo di come passi il tempo. Studia, certo, perché a casa ci tengono ad avere figlie colte, ma non pare certo un genio, o almeno non brilla particolarmente. È una ragazzina vivace, curiosa, Beatrice, forse in sintonia più con i colori e l’allegria di Napoli che con le nebbie padane di Ferrara. Ad un certo punto però i suoi si ricordano che hanno una figlia. Più che altro perché Ludovico il Moro, duca di Bari e zio e tutore del duca di Milano cerca una moglie. Ludovico è un signore in ascesa, famoso per la sua mente sottile e i pochi scrupoli. Non è duca di Milano, ma a Milano comanda lui, in nome del nipote, ma tutti sanno che prima o poi lo farà fuori. E con il consueto pragmatismo rinascimentale, si attrezzano per quel momento.
Ludovico è quarantenne, colto, affascinante. La sua prima scelta come compagna di vita cade su Isabella, che è nota per essere l’intellettuale di famiglia e la cocca dei genitori. Ma Isabella è già fidanzata, col duca di Mantova, che è duca vero e quindi figurati se lo molla per uno che è pure sempre solo un reggente. E allora Ludovico ripiega sulla sorella minore. Gli spediscono un busto con un suo ritratto, e Ludovico forse capisce che il cambio gli conviene. Sarà meno colta, ma Beatrice è decisamente più bella e aggraziata. Un visino dolce, due occhi vispi, quella rotondità che nella sorella è quasi adipe e in lei invece è giusta giusta per piacere d un uomo. Se la sposa di corsa, prima che arrivi qualche altro pretendente.
Beatrice arriva a Milano, e sboccia. Non solo perché ci arriva che è proprio quasi una bimba. Ha quindici anni, che poi è l’età di tutte le amanti del marito. Oggi si direbbe pedofilia, allora era considerata la norma. Lontana dalla sorella, dal padre, dal fratello e dalla corte Beatrice però fiorisce, si forma un carattere e una vita autonoma. Non è tutto così facile. Isabella è sempre lì alle sue spalle, che le alita sul collo. Intrattiene una lunga relazione epistolare con il Moro, mette un po’ bocca su tutto: Isabella è una di quelle donne che sono sempre convinte di sapere come si fa, quando e cosa. Spesso ha ragione, altrettanto spesso, diciamolo, è solo una presuntuosa rompiballe.
Beatrice però abbozza e non sbotta. Il marito le vuole bene, anzi dicono che di lei sia pazzo. Come può esserlo un uomo del Rinascimento egocentrico e intossicato dal potere, ovviamente. La tradisce di continuo. Quando arriva a Milano la sua amante ufficiale è Cecilia Gallerani, che però sparisce in fretta, dopo aver avuto da lui un figlio. Le corna che seguono sono più dure da digerire, perché Ludovico si porta a letto Lucrezia Crivelli, che è una dama di compagnia di Beatrice.
Forse la cosa che le scoccia di più a Beatrice è che a tutte le amanti il marito fa fare ritratti da Leonardo Da Vinci, e lei niente, si deve accontentare di un busto e di qualche opera di artisti minori.
Però le sue soddisfazioni le ha. Ha subito due figli maschi, mentre la cara Isabella partorisce femmine che odia, e stenta a dare un erede al marito. Manco lei, con tutta la sua spocchia, riuscirà mai a convincere Leonardo a farle un ritratto, e le proverà tutte. Il successo personale di Beatrice è nella moda. È la Chiara Ferragni dell’epoca, un’influencer che levati, una Jackie Kennedy della pianura padana. Nelle corti si vuole sapere come si veste la duchessa. Persino le dame francesi vengono invitate dal loro re a copiarne i vestiti, e lei invia bamboline in Francia per spiegare come si accostano vesti e colori, perché allora non c’era Instagram e bisognava aggiornare gli zotici così. Cugini d’Oltralpe, tiè.
Chi però nella moglie intuisce qualcosa di più che una attitudine da bella bambolina è il marito. La usa per missioni diplomatiche delicate, come quella a Venezia. Beatrice fa un figurone, forse non ottiene granché ma annota e percepisce l’aria che tira, raccontando poi per filo e per segno al consorte cosa ha visto. Sarebbe stata una ottima agente dello spionaggio, se non le fosse toccato essere duchessa e donna.
È l’essere donna che la frega, e le costa la vita. La bella duchessa muore di parto, mettendo al mondo un terzo maschio, che manco sopravviverà. Ludovico non se ne farà mai una ragione, e con Beatrice perde anche la sua fortuna in politica. Morirà in esilio, dopo essere stato preso prigioniero dai Francesi, diventati nemici. Beatrice era la sua stella, senza di lei ha perso la direzione.

3 Comments

  1. le due sorelle un po’ si odiavano, anche se fingevano il contrario.
    Beatrice la bella, Isabella l’intrigante. Forse Isabella era più abile di Beatrice ma non si sa.
    Certo che il Rinascimento femminile è un bel covo di vipere.

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