Brescia romana la città che non ti aspetti

Ogni tanto Galatea viaggia. E oggi sono andata a Brescia, trovando una incredibile città romana che non ti aspetti in piena Lombardia

Brescia romana

Brescia. Sì, lo so, ci sono caduta anche io. Quasi nessuno, quando pensa di andare a fare una gita in una città piena di resti archeologici romani pensa a Brescia. E fa male. Perché lì, accanto a voi, raggiungibile facilmente col treno (siamo ecologici ed ecocompatibili!), c’è lei, Brescia. La leonessa d’Italia, ma anche una delle città italiane archeologicamente e storicamente più interessanti. E che ti guarda sorniona, con la sua questa eleganza provinciale, come se fosse stupita del tuo stupore e ti dicesse: “Embe’?”

Brescia romana e longobarda: la città per cui sono passati tutti

Ci sono passati tutti, per Brescia. Un po’ perché se vai in Val Padana la incocci quasi per forza, che tu voglia andare a Sud o a ovest passando dall’est. Il Capitolium di Brescia è uno di quei crocevia imprescindibili nella storia. E sta ancora lì, maestoso e testardo. Lo hanno probabilmente abitato per primi i Celti, ma ci hanno rimesso le mani tutti. Per farsene una rapida idea, all’interno, basta scorrere i nomi degli imperatori e dei generali che sono passati di qui, lasciando epigrafi a memoria. Ci sono tutti, da Augusto a Germanico, ad Antonino Pio. Per chi si intende di epigrafia, entrare nella sala del Capitolium è come prendere parte ad una riunione fra vecchi amici.

Lapidi al tempio capitolino (Capitolium) di Brescia foto Galatea Vaglio
Lapidi al Tempio Capitolino (Capitolium) di Brescia foto Galatea Vaglio
Iscrizioni femminili al Capitolium di Brescia foto Galatea Vaglio
Iscrizione di Vespasiano al Capitolium di Brescia foto Galatea Vaglio
Iscrizione di Vespasiano al Capitolium di Brescia foto Galatea Vaglio

La ricca Brescia romana

Ricca, la Brescia romana. Ammazza quanto ricca. Da queste parti i soldi sono sempre corsi a fiumi, e l’impero era un grande mercato, in cui le merci giravano e gli uomini facevano fortuna. Le domus romane di Brescia sono il riflesso di tutto ciò. I ricchi bresciani amavano la bella vita. Spendevano molto e con gusto. Nei sotterranei del convento di Santa Giulia, oggi museo civico, ci sono i resti della loro ville urbane. No, non aspettatevi qualche muro perimetrale spoglio, come in molti siti. Qua ci sono metri e metri di mosaici di squisita fattura, dai colori mozzafiato. E affreschi variopinti dai soggetti che paiono vivi: aragoste appena pescate, pesci e pescatori che combattono epiche lotte fra le onde. Aragoste a Brescia? Direte voi. Sì, i ricchi romani erano così, volevano far sapere che erano abbastanza pieni di soldi da mangiare pesce nel centro della pianura padana.

Aragosta pittura parietale delle domus romane di Brescia museo di Santa Giulia foto Galatea Vaglio
Aragosta affresco parietale delledomus romane di Brescia museo di Santa Giulia foto Galatea Vaglio

Sarcofagi e tombe di lusso nella Brescia romana

Vivevano bene, ma anche quando morivano gli abitanti di Brescia romana ci tenevano a fare bella figura. Alcuni sarcofagi sono degni di re. Anzi, furono pure riutilizzati in seguito, nel medioevo, per le tombe dei re e delle regine dei Longobardi.
In età dei Severi Brescia è sempre ricca e raffinata. Le sue tombe sono ornate con raffinate scene di Amazonomachie, i combattimenti contro le Amazoni. Una meravigliosa amazonomiachia si è salvata per una botta di fortuna, perché in età romanica è stata girata e riutilizzata per il pavimento di una chiesa. Si racconta che un operaio addetto ad un restauro se ne sia accorto per caso, chiamando la responsabile e dicendo “Dottoressa, venga, a me sembra di vedere là sotto delle facce!”. E così, dopo secoli che la gente camminava inconsapevole sopra al retro, è stato riportato alla luce il magnifico recto.

Amazonomachia Brescia foto Galatea Vaglio
Amazonomachia Brescia foto Galatea Vaglio

La Brescia romana e longobarda: la misteriosa tomba di Ansa moglie di Desiderio

Erano dei maghi, gli scultori di Brescia romana. Così padroni della tecnica da saper sfruttare le venature del marmo per effetti incredibili. Come in questo sarcofago, dove le venature grigie del marmo sono state sfruttate per far emergere i profili di felini nell’atto di lanciarsi sulla preda. Un pezzo così raffinato che in epoca longobarda venne riutilizzato per un sepolcro regale. Secondo una leggenda sarebbe stato usato per la tomba di Ansa, la moglie di Desiderio, l’ultimo re longobardo poi sconfitto e preso prigioniero da Carlo Magno.

Brescia marmo romano presunta tomba di Ansa moglie di Desiderio
Marmo romano presunta tomba di Ansa moglie di Desiderio Brescia

insomma, Brescia e il museo di Santa Giulia sono qualcosa più di un museo, sono vere e proprie macchine del tempo. Ci entri e puff, sei trasportato indietro, in una cavalcata che attraversa le epoche e i secoli. Un viaggio che manco il Tardis del Dottor Who.
E non vi ho ancora parlato della Vittoria Alata (oggi in restauro) o delle magnifiche storie dei Longobardi. Ma c’è tempo, lo farò in qualche altro post.

Insomma, per concludere, un salto a Brescia lo farei. Oh, io ve l’ho detto. Poi fate voi.

PS nessun bresciano è stato maltrattato per questo post, tranne Francesca Morandini, che mi ha fatto da guida, e Marco Melluso che mi ha sopportato.

3 Comments

I commenti sono chiusi.