E oggi tocca a lui, Ciceruacchio, uno dei miei eroi preferiti del Risorgimento italiano.
Ciceruacchio, l’eroe ucciso dagli Austriaci
10 agosto 1849: un plotone di Austriaci fucila a mezzanotte un gruppo di patrioti italiani, intercettati sul Delta del Po mentre scappano da Roma dove è caduta la Repubblica e tentano di raggiungere Venezia, ancora libera. Sono sei uomini, e un ragazzino di tredici anni, Lorenzo, la cui giovane età non viene considerata condizione sufficiente per salvarlo dalla condanna a morte. Il più anziano e il capo del piccolo drappello è lui, Angelo Brunetti, neanche cinquantenne, detto Ciceruacchio, cioè grassottello, in romanzesco, che poi è l’unica lingua che parla.
Ciceruacchio il carrettiere popolano eroe
È un popolano, Ciceruacchio, ex carrettiere e poi oste in una piccola mescita al porto di Ripetta. Oggi lo definiremmo un attivista, perché anche senza istruzione formale o informale, fra i tavoli della sua taverna si parlava di politica a tutte le ore, perché non ci vogliono studi alti per capire che quando manca la libertà è giusto combattere per averla. S’era illuso Ciceruacchio che papa Pio IX quella libertà avrebbe potuto darla, finalmente, a Roma e al resto d’Italia. Ma poi gratta gratta il papa “liberale” s’era dimostrato quello che era: un prete infido.
La Repubblica romana del 1849
E allora Ciceruacchio e famiglia erano diventati rivoluzionari, di quelli tosti. Il figlio maggiore, Luigi, era sospettato di aver accoltellato Pellegrino Rossi, ministro riformista troppo pavido nelle sue riforme per la montante rabbia popolare. Ciceruacchio invece era stato una colonna della Repubblica romana, e fra tanti intellettuali mazziniani e raffinati aristocratici aveva portato un po’ di sano pragmatismo popolare in un consesso forse troppo slegato dalla realtà. Aveva combattuto, per strada, sotto il fuoco dei francesi, e poi era scappato, come Garibaldi e gli altri.
La fuga di Ciceruacchio verso Venezia
Sperava di raggiungere Venezia , ancora libera dall’Austriaco e orgogliosamente proclamatasi Repubblica di San Marco. Fu intercettato ed ucciso. Anni dopo Luigi Magni, sempre troppo sottovalutato cantore del nostro Risorgimento, lo porterà in scena nel suo In nome del popolo sovrano, che non è un grande film, a dire il vero, ma Ciceruacchio ha il volto e la voce di Nino Manfredi, e si staglia immenso e indimenticabile.
E allora, Ciceruacchio, oggi meriti di venire ricordato così, come un padre della patria, forse dimenticato perché eri un’eccezione nel nostro Risorgimento un po’ troppo alto borghese: tu eri davvero uno che fatto la guerra di popolo.