Andrea Palladio, l’archistar del rinascimento

Andrea Palladio, la grande archistar del Rinascimento: Palladio non ha lo sguardo di un architetto, ha l’occhio di un Dio.

Il conte Giangiorgio Trissino, raffinato umanista e curioso di architettura, lo incontrò per caso: un giorno si imbatté in lui, mentre passeggiava nel cantiere aperto della sua villa a Vicenza, che aveva deciso di svecchiare e ristrutturare secondo i nuovi dettami della moda. Il ragazzo, Andrea, era uno scalpellino, da poco iscritto alla Gilda dei muratori, ma era sveglio, e con una passione innata per l’antichità. Gli piacevano i classici antichi, è più tardi chiosò gli scritti di Cesare e soprattutto a Vitruvio, il grande architetto romano. Trissino prese il giovane sotto le sue ali e gli cambiò nome: Andrea Palladio come Pallade Atena, la dea dell’intelligenza.

Teatro Olimpico di Vicenza progettato da Andrea Palladio

Andrea Palladio l’architetto che teorizza una nuova architettura

Sotto l’egida di Atena, Andrea Palladio divenne qualcosa di più di un semplice architetto. Divenne il teorizzatore di un nuovo modo di concepire gli edifici e il mondo. Non era solo “copiare” dagli antichi, ma riproporre la loro filosofia. Le sue ville, i suoi teatri, i suoi monumenti sono opere calate e armonizzate nel contesto e nella natura, che rispettano le proporzioni auree e le naturali simmetrie. Sono gioielli perfettamente incastonati e magnifici: non si sovrappongono all’ambiente, ne fanno parte, come se fossero sempre stati lì. Palladio non costruisce edifici, ridefinisce ambienti e paesaggi, li rinnova e li migliora attraverso l’intervento umano. Più che lo sguardo dell’architetto, ha l’occhio di un Dio.

Andrea Palladio in America

Per questo divenne un modello lui stesso, il primo globalizzato. Secoli dopo le grandi ville degli Stati Uniti e Washington furono palladiane. Perché il nuovo mondo voleva l’equilibrio e l’armonia del vecchio, la sua classica eleganza. E tutto questo glielo poteva regalare solo lui, Andrea Palladio, da Vicenza