Accadde oggi: #6febbraio 893 muore in un monastero armeno dove è stato confinato Fozio, ex patriarca di Costantinopoli e autore della Biblioteca
Fozio, l’Anobi o il Goodreads del Medioevo.
Ora, abbiate pazienza, ma per chi fa il mio mestiere Fozio, patriarca di Costantinopoli per due volte dal 858 all’886, non è un uomo di Chiesa e non è nemmeno un santo (per la Chiesa Ortodossa) ma è uno che merita la più sentita venerazione. Perché se di molti autori dell’antichità classica sappiamo qualcosa e possediamo qualche lacerto delle loro opere lo dobbiamo a lui, Fozio, che per tutta la vita lesse ma soprattutto schedò manoscritti.

Fozio, insomma, è un po’ l’Anobi o il Goodreads del Medioevo.
Fozio, filosofo e Patriarca di Costantinopoli
Nasce bene, il nostro Fozio. Il padre Sergio, che muore martire per difendere le icone, era capo delle guardie imperiali e la zia acquisita era Teodora Armena, imperatrice. Ne consegue che il cugino era l’imperatore Michele, detto l’Ubriacone, che ad onta del nome fu uno dei migliori sovrani di quel periodo.
Fozio che era già un intellettuale affermato, divenne l’equivalente di un Segretario di stato. Poi però Michele morì e il successore Basilio Il Macedone lo mandò in esilio, ma lo recuperò qualche anno dopo quando gli serviva un precettore per il figlio. Il nostro Fozio, ambizioso e smanettone, si fece tanto ben volere che quando scoppiò un litigio con il patriarca Ignazio l’imperatore cacciò Ignazio e nominò Fozio patriarca.

Patriarca contestato
La carica non gli portò fortuna. Il papa non accettò l’allontamento forzato di Ignazio, e così si arrivò a una serie di scomuniche incrociate: il papa scomunicò Fozio e Fozio, cui l’autostima non mancava, il papa, a cui inviò anche una serie di puntigliosi rilievi teologici, perché, da bravo filosofo e intellettuale, il nostro Fozio era anche un grandissimo cagacazzo.
Fu destituito, ma tornò alla fine a galla, e riprese il posto di patriarca nell’877. Attorno a lui c’erano una cerchia di altri intellettuali che posero con lui le basi dottrinali per il grande Scisma di Oriente, che scoppierà un secolo dopo. Riuscì però a farsi di nuovo scomunicare dal papa, e stavolta il nuovo imperatore (Leone VI detto il Filosofo e perciò ancora più cagacazzo di Fozio) lo mandò in esilio in monastero armeno, dove il nostro schiattò nell’893, senza essere mai più tornato a Costantinopoli.
La Biblioteca di Fozio
Stupisce che in tutta questa girandola di caos politici e religiosi Fozio trovasse il tempo per leggere, e invece sì. E anche per stilare una marea di schede di lettura in cui riassumeva e criticava le opere lette. Atti di Concili, scritti contro gli eretici, ma anche e soprattutto opere letterarie greche, storiografia, mitologia, poesia. L’equivalente di un Umberto Eco medievale, con la sola differenza che i thriller teologici li visse e non se li inventò. Molti degli autori antichi li conosciamo solo grazie a lui, che qualche volta copiava anche citazioni e parti del testo.

Per ogni umanista e per ogni filologo Fozio non è un uomo, è una miniera. Il suo essere cagacazzo è ciò che lo rende così prezioso per noi: ha riassunto, anche se non in modo sistematico, una intera cultura.
Quindi nonostante sia stato certamente ambizioso, insopportabile, presuntuoso e rompiballe, noi a Fozio non possiamo che voler bene. Perché alcuni uomini, sì, hanno dei notevoli difetti, ma sono proprio quelli che li rendono, alla fine, indispensabili.
bella figura quella di Fozio
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