Il 20 giugno 451 Flavio Ezio sconfiggeva Attila ai Campi Catalunici, in Gallia.
Ezio, vabbe’ parliamone. E non è mica facile, perché Ezio, l’ultimo dei romani, è uno di quei personaggi che solo per descriverli ci vuole un trattato, perché riassumono,in sé tutte le contraddizioni e i problemi di un’epoca, e pure, forse, tutti pregi.
Ezio, un mezzosangue che salvò l’impero
L’ultimo dei romani, tanto per cominciare, di Romano aveva pochetto. Era discendente di un capo scita e ha passato più tempo fra i barbari che a Roma. A spiegargli come si combatte fu un capo goto, e mica il primo che capita. Era Alarico, quello del sacco di Roma, che per questo giovane mezzosangue aveva pare una predilezione.

Ezio e gli Unni: amico di Attila?
Il master di perfezionamento lo fece alla corte unna, probabilmente a fianco del giovane Attila, dove imparò a tirare con l’arco e a ragionare come gli Unni, tanto è vero che poi, per tutta la vita, gli Unni saranno suoi uomini di fiducia.
Che poi sta cosa dei barbari e dei romani, bisognerebbe anche spiegarla bene, eh. A Ravenna e a Costantinopoli i romani per primi si circondavano di barbari e la stessa grande nemica di Ezio, la romanissima Galla Placidia sempre imperatrice, si circondò sempre della sua guardia di Goti, perché di loro si fidava e dei romani mica tanto.
Ezio e l’impero che collassava
Insomma erano anni così: complicati, in cui Ezio cercava di salvare il salvabile in un impero che si stava sfaldando più per gli intrighi e i casini di corte che per le continue invasioni e gli sconfinamenti delle tribù.
Non che Ezio negli intrighi si tirasse indietro. L’ultimo dei romani quando voleva il potere era romanissimo, e capace di tramare alle spalle dei i nemici a corte per farsi strada. Passò la vita a cercare di incastrare Galla Placidia, ed è un peccato che i due non abbiano pensato di sposarsi, perché erano forse le due migliori menti politiche del secolo e assieme avrebbero fatto faville. Invece gli toccò confrontarsi con il figlio di lei, Valentiniano, che valeva poco e l’unica alzata d’ingegno che ebbe fu quella di ammazzare alla fine Ezio. Per altro, dovette farsi aiutare da Petronio Massimo, che poi fece fuori anche Valentiniano stesso.

La battaglia dei Campi Catalaunici contro Attila
Di Ezio resta la fama di aver battuto Attila ai Campi Catalaunici, il 20 giugno del 451. Vittoria per altro incerta, ma abbastanza convincente per far ritirare Attila dalla Gallia, anche se non per evitare che sfondasse in Italia l’anno dopo. Del resto Ezio l’Italia non la poteva difendere perché si era perso il suo alleato maggiore, Teodorico I dei Goti. E senza la sua cavalleria i romani potevano fare pochetto. Resta anche una delle decisioni più dure dell’epoca, quella di non rispondere, o meglio rispondere con un sostanziale “arrangiatevi”, ai Britanni invasi dai Sassoni, che causò la perdita della Britannia per l’impero. In pratica l’unica Brexit che gli inglesi non hanno mai voluto.
La morte di Ezio
Morì male, povero Ezio, ucciso a tradimento da gente assai peggiore di lui. Dopo di lui si sfascio anche il poco che rimaneva, perché lui, pure con forze esigue e mezzi limitati, si era fatto in quattro per continuare a tenere assieme l’Occidente con ogni mezzo, combattendo ma anche mediando come un pazzo, e creando regni Romano-barbarici che erano la chiave per tempi nuovi.
Non ci riuscì e perse. Ma no da solo. L’impero perse con lui.