La fedina penale di Romolo, ovvero il fondatore di Roma non era uno stinco di santo

Ė una storiaccia violenta come Romanzo criminale quella di Romolo e della fondazione di Roma.

Comincia con una violenza sessuale (perché Marte a Rea Silvia zompa addosso senza chiedere permesso), continua con un abbandono di minori e un tentato duplice infanticidio, passa per una adozione illegale di una coppia che non avrebbe mai superato gli standard di nessun assistente sociale (lei prostituta saltuaria, lui si dice pastore ma traffichino agli ordini di un principe come Amulio molto chiacchierato).

Cresciuti così, i due gemelli sono selvaggi e capibanda di quartiere, che alla prima festa in città sono arrestati per condotta violenta.

Si salvano perché si scoprono imparentanti con la famiglia reale, perché in Italia la giustizia è sempre compiacente se conosci qualcuno.

Ma Romolo è ambizioso, e di fare il principe ereditario non se la sente, metti che Numitore sia come la regina Elisabetta, che non muore e non molla il trono, lui rischia di finire come Carlo d’Inghilterra.

Così emigra e fonda una città, ma litiga con il fratello Remo e lo ammazza, perché un bell’omicidio mancava in questo curriculum.

Quindi si deve procurare le donne, e allora le piglia ai vicini Sabini: giusto, aggiungiamoci anche rapimento e violenza privata.

Non stupisce che questo bel personaggino dopo qualche anno litighi con i senatori, che ad onta del nome prestigioso, erano fior di delinquenti quanto lui.

E come in Suburra, i senatori si coalizzano e lo fanno fuori, e siccome però il corpo in qualche modo bisogna spostarlo dal foro senza che la plebe se ne accorga, lo smembrano a pezzi e lo nascondono sotto le ampie toghe e se ne vanno via fischiettando, come in una puntata di Dexter.

Il popolo,però, mangia la foglia e quella faccia di tola di Proculo Giulio, che di Romolo è cugino, va davanti alla plebe e spergiura che no, non l’hanno fatto fuori. Romolo è volato in cielo fra gli dei, ed è diventato Quirino. La plebe resta perplessa, ma poi è romana: s’è fatta una certa e prevale lo sticazzi.

Del resto il successore Numa è pure una brava persona, e poi è il 7luglio, fa caldo, la rivoluzione la facciamo un’altra volta, ahò.

3 Comments

  1. D’accordo: Galatea, cara, ti voglio bene.
    Da romana D.O.C., da amante della storia antica, da betalettrice di romanzi storici sui Sette Re di Roma, ribadisco: ti voglio bene.
    (in sottofondo, le risate mie e dell’augusta genitrice cui ho letto il testo con piglio documentaristico)

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  2. Bel tipino Romoletto nostro. 😀 Anch’io da appassionato di storia ho riso leggendoti. A scuola la raccontassero così, credo che a furor di studenti tornerebbe in auge. Il Procolio Giulio dei nostri tempi avrebbe il suo bel da dire che la storia no non è stata abolita ma solo migliorata

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