Madri che uccidono i figli: La mitologiadigalatea Medea
Medea è una donna feroce. Feroce perché, secondo quelle che sono le aspettative della società, nell’ira non si comporta da donna. Persino all’ira femminile, infatti, il patriarcato ha messo precisi paletti per renderla inoffensiva, gestibile. Le donne abbandonate, tradite, infelici, si devono, secondo queste regole, chiudere in se stesse, soffrire da sole, magari uccidersi per la disperazione dell’abbandono. Oppure isolarsi divenendo sacerdotesse dei figli, senza più un compagno, vedove bianche, mentre gli ex si rifanno vite, hanno altri pargoli e continuano la loro esistenza inseriti alla perfezione nella società.
Medea no. Medea è cattiva, Medea è crudele. Medea fa quello che le donne non fanno: non si accascia, si vendica. E siccome in quel patriarcato è stata educata, d’istinto sa esattamente dove colpire Giasone per fare più male. Medea odia il mondo che ha dato al suo ex compagno tutti i vantaggi, e a lei nessuno. Perché lui può averla sedotta, portata via dalla patria e dal padre, spinta ad uccidere un fratello per propiziare la loro fuga, e tutti considerano lui un eroe, e lei invece come una straniera, strega e assassina. I più bendisposti sono propensi a dirle che è stata ingenua, un modo gentile per darle delle stupida, e trattarla con condiscendente pietà.
Lei non vuole pietà. È una regina, discendente di dei, e Giasone un umano. Vuole vendetta. E così lo colpisce nelle due cose che sa lo faranno soffrire davvero: il potere e la stirpe. Le due cose che rendono un uomo uomo.
Quindi uccide la nuova fidanzata, Glauce, che è il viatico per l’ex marito verso un nuovo trono, e ammazza i figli, che sono il suo futuro. Riducendolo a quello che è lei: un esule straniero, e pitocco.
Medea non è rivoluzionaria, è anche lei un fantasma del patriarcato. Ne accetta le regole, non le contesta, al massimo le usa per portare a termine la sua vendetta. È un gioco crudele quello di Medea, in cui tutti perdono. In primis le vittime incolpevoli, i poveri figli e Glauce, ma anche Medea e Giasone. Che rimangono nudi e soli, davanti ai loro errori e i loro limiti. Un amore disfunzionale e malato da parte di lei, un calcolo freddo e narcisista da parte di lui. Medea non vince, al gioco di Medea perdono tutti. Ma in fondo è quello che voleva. Dimostrare, forse inconsciamente, che in una società in cui i maschi vengono cresciuti come Giasone alla fine tutti si viene travolti dalla rabbia, dalla ferocia, dall’odio. Perché l’ingiustizia semina ingiustizia e miete pianti. E chi alla fine muore sono i figli incolpevoli di queste regole assurde, perché se si costruiscono società e culture che sono tritacarne alla fine si viene tutti tritati. #mitologia #medea #donne nella foto #mariacallas insuperabile Medea nel #film di #pasolini