#servizioriassuntoserietv Wanna, su Netflix
Voi mi direte che questa è una pagina di storia. Ma la storia si occupa anche di quelle vicende minori e di quei protagonisti che diventano, spesso loro malgrado, gli interpreti perfetti di un’epoca.
Wanna Marchi è stata questo. Lei è il riassunto degli anni ‘80 e ‘90 di questo paese, quelli che, dopo il boom dei ‘60, potremmo definire gli “anni della sbornia”.
Wanna È il prodotto di un paese arretrato che d’improvviso si era ritrovato ricco, o almeno benestante, con soldi da spendere in maniera forsennata. Un paese che aveva perso l’innocenza paesana e aveva mantenuto la cattiveria, la grettezza e la voglia di fregare il prossimo tipici di chi ha conosciuto la miseria e non vuole viverla ancora. Un paese cafone, arruffato, furbo e naïf insieme, stregato dal nuovo mezzo, la tv, che prometteva facili guadagni e fama senza in fondo perdere tempo a studiare troppo, perché bastavano l’istinto e un po’ di pelo sullo stomaco per far quattrini.
Wanna Marchi è tutto questo, carnefice e vittima, imbrogliona e forse anche imbrogliata, perché non è solo una imbonitrice tv che ha passato il limite. Accanto e dietro di lei si muovono personaggi dal passato oscuro e dai legami pericolosi, gente che frequenta la camorra, criminali di bassa leva che incendiano negozi a caso, il sottobosco della politica, ricchi la cui ricchezza non si sa da dove viene e soprattutto dove va.
E così dietro ai numeri del lotto del mago do Nascimento, ex cameriere spacciato per sensitivo, ci sono un principe che forse è solo un ragioniere e di certo è un ex piduista, dell’Utri e tutta la fauna dell’Italia berlusconiana che smanaccia bilanci allegri e pensa il pubblico come un bambino che va ingannato perché se lo merita. Non è solo la sua storia, è la nostra. A tratti farsesca e a tratti inquietante, come riesce sempre ad essere l’Italia.
è storia anche questa. La storia di un periodo dove il virtuale viene spacciato per reale, anticipando gli anni più recenti.
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