La mitologia di Galatea: Zeus il padre scalcagnato dell’Olimpo

Accadde oggi: 19 marzo, festa del papà anche sull’Olimpo, con il padre di tutti gli dei, Zeus.
I padri della mitologia: ahia. Diciamocelo, i Greci hanno inventato tutto nella cultura occidentale, ma soprattutto hanno dato il via ad una sequela di padri che meglio perderli che trovarli, disfunzionali come un orologio rotto e però assai più dannosi.
Cominciamo dal padre di tutti, Zeus. Che padre, santi numi, non è per niente. Pare più un eterno Peter Pan pronto ad inseguire gonnelle (tutte) per poterle mettere incinta ed avere divini pargoli di cui allegramente si dimentica subito dopo.
Del resto come fai ad avere un minimo di figura di riferimento per diventare un padre decente, quando il tuo, di padre, Crono, i figli li mangiava, letteralmente, e mamma Rea per metterti in salvo ti ha dovuto affidare ad una capra e a un gruppo di sacerdoti maschi seminudi adepti del ballo con gli scudi che tirano tardi nelle proto-discoteche delle isole greche, e più che dei sembrano gli antenati dei Village People?
Cioè, Zeus, diciamocela tutta, ci prova a fare il padre, anche se non gli riesce granché. Ha i suoi favoriti, tipo Atena, che è la figlia primogenita, ed è simpatica come una Carla Bruni, anche perché sa che al padre può chiedere tutto e alla fine sarà sempre un sì. O Eracle, che è il figlio cazzone ma simpatico, quello che sa non sarà mai un genio, ma lo si salva perché ha un cuore immenso anche se alle volte fa venire un fegato così. Ha quella che non sa nemmeno se sia proprio figlia sua, Afrodite, ma è troppo figa e quindi vabbe’. C’è il simpatico furfante, Ermes, che frega tutti con il sorriso, e Dionisio, fanciullo problematico al limite fra una vita da rockstar e il ricovero in una clinica di disintossicazione. E poi il nerd introverso, Efesto, che si tiene in disparte, e Zeus lascia fare, perché non hanno caratteri compatibili, ma si stimano comunque assai.

Perché poi è pure difficile tenere a bada quella masnada di rompiscatole che sono gli Olimpi, tutti presi a litigare fra loro e mettersi i bastoni fra le ruote. Voglio dire, pensate quanto è più facile fare lo Jahvè, che ha schiere di cherubini, serafini ed arcangeli yesman al suo servizio, un figlio che si sacrifica senza un fiato quando glielo ordina, e in tutta l’eternità solo una ribellione seria da parte di Lucifero, che però finisce in due giorni, prima, in pratica, persino dei titoli d’inizio della puntata pilota.

Zeus no, ha pure quella rottura di balle del concilio degli dei, per cui,come nelle famiglie moderne,le decisioni si prendono in comune, e cioè dopo baruffe infinite, e manco tutte perché tanto c’è Dike o il Fato che alla fine hanno l’ultima parola, e Zeus alle volte te lo immagini con la faccia di Mattarella, che si chiede perché diamine stia lì.

E insomma come padre sì, Zeus fa piuttosto schifo, e ti verrebbe da prenderlo a boffe. Ma poi ci pensi e ti rendi conto che forse è il più moderno fra i padri della mitologia antica, perché è un padre spesso controvoglia, per fato e non per decisione: è confuso, pasticcione, pare non avere nessuna idea di come svolgere il suo ruolo, sbaglia, fa casini, è immaturo, e mai davvero all’altezza. Eppure non molla mai, e testardo cerca di tenere in piedi la sua scalcagnata famiglia e i suoi incasinati figlioli. Forse per questo alla fine appare umano, uno di noi. Perché un padre non è mai un Dio, in fondo. È uno che ci prova, nonostante tutto.