Corsi che sarebbe meglio vietare in università ora che c’è la guerra in Ucraina (solidarietà a Paolo Nori)

Autori che sarebbe meglio vietare in università ora che c’è la guerra in Ucraina

1. Omero. I Cimmeri dell’Ucraina sono citati come popoli barbari che vivono in una terra ai confini con la notte e intrallazzano con veggenti e trapassati. Una cosa al limite dell’horror. Poi diciamocelo di quelle parti sono originarie sia Medea che Circe, non sia mai che qualcuno faccia polemica. Vietiamo i corsi di mitologia greca.

2. Erodoto. Ad un certo punto parla di Dario di Persia che invade le pianure della Scizia, cioè l’Ucraina, e viene respinto, inoltre rischia pure una rivolta interna fra i suoi, che sono in gran parte Greci e vogliono democrazia e autonomia. Un tiranno che invade l’Ucraina e viene bloccato da una reazione interna democratica. Meglio vietare in Bicocca i corsi di storia greca, non si sa mai.

3. Euripide: l’Ifigenia in Tauride. Che la Tauride, santi numi, è la Crimea, e si parla di una spedizione greca che vuole rapire una sacerdotessa mentre i locali vengono dipinti come barbari dai costumi primitivi e incivili. Per carità, sia mai che qualcuno obbietti. Chiudiamo i corsi sulla tragedia greca.

4. Tucidide. Nelle sue Storie parla di una guerra devastante nata da un conflitto localissimo (una serie di città che rivendicano di potersi legare alle due superpotenze e creare nuove allenante militari) che sfugge al controllo di tutti e finisce con travolgere l’intero Mediterraneo. Tucidide dice che le sue storie sono scritte per essere un lascito all’umanità. La cosa è una premeditata aggravante. Vietiamo in Bicocca i corsi di letteratura greca.

5. Guerra e pace di Tolstoj. Vabbe’ lì so’ Russi e vengono invasi da Napoleone che è francese, però sta sempre da quelle parti là, in fondo. Bicocca, evita le polemiche, vieta, vieta.

Massima solidarietà a Paolo Nori e al suo corso su Dostojevskj sospeso in Bicocca.

Come dice il famoso aforisma, nella guerre la prima vittima è la verità. Ma anche il cervello non se la passa bene, temo.

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