
Pericle di Atene era bello, intelligente, ricco e con un tagliente senso dell’umorismo. Governò Atene per diversi anni, facendosi eleggere stratego dal popolo. Il popolo lo adorava; Pericle, probabilmente, lo considerava composto da una massa di fastidiosi buzzurri che sopportava con democratica rassegnazione ed aristocratica benevolenza: cioè era un po’ stronzo, Pericle, ma al popolo, si sa, gli stronzi piacciono assai.
Era un bravo oratore, ma nell’assemblea compariva di rado: trovava che il vero leader deve apparire solo quando ce n’è veramente bisogno, la manutenzione spicciola poteva essere lasciata ai tirapiedi.
La sua vita privata fu turbolenta: Pericle amava le donne e non ne faceva mistero. Con grande scandalo, però, divorziò da una moglie della Atene che contava per sposare Aspasia, una straniera di Mileto che ad Atene gestiva un bordello di lusso. Ne ebbe anche un figlio, Pericle il giovane. Avendo una madre straniera, il ragazzo non avrebbe potuto diventare cittadino ateniese, per via di una legge che il padre, prima della sua nascita, aveva contribuito a far approvare. Ma riuscirono a dargli la cittadinanza lo stesso. Non fu un bene, perché, diventato comandante di una nave, fu processato e messo a morte per non aver portato soccorso ai marinai caduti in mare durante la battaglia delle Arginuse. Il che dimostra che avere un papà premier che ti fa leggi ad personam, alla lunga, può essere una gran fregata.
Amava il bello, Pericle, e frequentava le migliori menti del secolo: a casa sua e di Aspasia circolavano Socrate, Anassagora, Fidia, Lisia, Sofocle e altri grandi intellettuali, scrittori, poeti. Agli uomini della sua cerchia faceva avere importanti incarichi pubblici: Sofocle aveva i soldi per mettere in scena le sue tragedie, Fidia l’appalto per il Partenone. Il suo entourage divenne una sorta di cricca, e gli Ateniesi si scocciarono. Così, nel giro di pochi anni, li mandarono tutti sotto processo: Anassagora per affermazioni blasfeme. Fidia e Aspasia per malversazioni. Non risulta che Pericle abbia cercato di far approvare un decreto salva premier, né uno scudo per sé o i suoi cari. Anassagora se ne scappò via, non ad Hammamet perché allora non si usava; Fidia si salvò presentando i conti. Per Aspasia intervenne sì il marito: non sbraitò contro i giudici, ma, pallido e quasi in lacrime, si presentò al processo, perorando la causa della moglie, come un cittadino qualsiasi. Riuscì a farla assolvere, forse perché gli Ateniesi si intenerirono a vedere il loro leader che entrava in tribunale tremebondo a rispettoso delle leggi: sono cose che fanno buona impressione.
Quando ad Atene scoppiò la peste, Pericle fece una cosa molto democratica: si prese pure lui il morbo e si identificò così bene con le sofferenze del suo popolo che addirittura ne morì.
Pur essendo un gran bell’uomo, dicono che si facesse ritrarre sempre con in testa l’elmo perché la testa era leggermente a pera. Scusiamogli questa vanità, via. All’epoca le bandane e i panama non erano ancora arrivati sul mercato.
Oh musa della cultura, istruiscimi. È vero che nell’antica Grecia, e in seguito a Roma, le sentenze venivano emesse dal popolo stesso, cioè dagli astanti al processo?
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Avere il papà premier può essere una iattura anche senza leggi ad-personam.
Per tutte le volte che ha giurato sulla loro testa io, fossi figlio di Silvio, uscirei sempre con un parafulmine e le scarpe di gomma…
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Ciao Galatea, grazie per il bel post. Ma, ti prego, correggi quel paio di errori ortografici: inorridisco a pensare che li abbia prodotti tu. Hai cambiato tastiera?
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taci sciagurata! E se adesso ‘lui’ ti legge? Ti rendi conto che rischiamo di diventare gli unici che hanno il presidente del consiglio che gira in doppiopetto, mocassini con tacco ed elmo?
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@->Salvatore: hai ragione, erano dei veri pugni negli occhi. Stamattina ho postato di fretta e non me ne ero accorta. Ora dovrebbe essere tutto a posto. Grazie per la segnalazione.
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@->Goodidea: in realtà ad Atene le sentenze erano affidate ad una giuria popolare, di cittadini normali che erano estratti a sorte (in taluni tipi di processo) da liste pubbliche, e pagati per il tempo che dedicavano al processo; solo per il reato di omicidio premeditato, da Efialte in poi, la competenza spettava all’Areopago, tribunale “qualificato” e formato da ex arconti, cioè da magistrati che avevano ricoperto la massima carica dello stato.
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E allora che facciamo, speriamo nella peste? 🙂
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Bel quadro hai dipinto, con pochi tratti chiari e nitidi.
Grazie.
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