La cugina Ines

La cugina Ines telefona raramente, ma non è un gran dramma, anzi io son sempre stata dell’idea che, per i miei gusti, telefoni anche troppo spesso.
Quando chiama è sempre perché le serve qualcosa: un passaggio per una visita che non può mancare, un favore, una commissione da rifilarmi, che i figli e le nuore sono troppo impegnati, a suo dire, per portare a termine.
Non è proprio anziana ma non è neppure giovane, ormai quindi le occasioni in cui le occorre essere scarrozzata o accompagnata si vanno moltiplicando. Sarei felice di aiutarla, non fosse per il tono che la cugina Ines usa sempre per chiedere il favore. Che è quello di chi lo chiede a me dando per scontato che non ho niente di meglio da fare che seguire lei, anzi non ho proprio niente da fare in assoluto. L’incrollabile convincimento della cugina Ines parte da due idee in lei radicatissime, e che nulla riesce ad estirpare: che io non ho famiglia in quanto non sono sposata, e quindi nella sua testa non solo non ho impegni con figli e marito, ma non ho proprio impegni di nessun genere, perché non avendo un compagno o un fidanzato, è ovvio che, quando non sono al lavoro, posso stare solo a casa, ad annoiarmi. La seconda convinzione è che io sia libera perché sono un’insegnante, e quindi lavoro poco, giusto un paio di ore ogni mattina, e poi per il resto del tempo ciondoli a casa girandomi i pollici.
Basandosi su questi assunti, la cugina Ines chiama, con un preavviso di un giorno appena, ma anche di qualche ora o una manciata di minuti, pretendendo che io scatti ai suoi ordini, oppure vada a trovarla perché si sente sola, o ha un impiccio da sbrigare. E quando le rispondo che mi dispiace, ma proprio non posso, perché ho impegni pregressi, di lavoro o di piacere, riunioni, cene da amici, giri di shopping o mostre prenotate da visitare, dice:”Ah, sì, certo…” con il tono di chi di chi ha sgamato la balla, perché tutti quegli impegni sono inesistenti, che vita sociale o lavorativa può mai avere una come me, statale e zitella? È così la cugina Ines: una che non crede che gli altri possano avere una vita perché non se ne è mai fatta una di sua.

11 Comments

  1. Nel mio piccolo mondo, vita normale e persone comuni, di Ines c’è ne sono tante.
    Io ammetto, non senza un sadico piacere, mi diletto a scalfire, ovvero a picconare i loro convincimenti limitanti quasi alla stregua di un esercizio ginnico-mentale che se si vuole rimanere in forma va fatto con una certa frequenza. Evviva le Ines!

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  2. eh, mi ha fatto sorridere la narrazione di questo “scontro tra titani”: da un lato la cugina ines convinta di avere una vita così piena da dover chiedere aiuto agli altri per tirare avanti, dall’altra l’io narrante che è convinto di avere una vita così piena da non avere il tempo di aiutare gli altri. ottima istantanea venata d’ironia che ritrae il classico dialogo tra sordi.
    : )

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  3. @–>Diego

    Non dirmi che non hai mai avuto una suocera straconvinta che il fatto d’averti concesso la figlia (“brutto lazzarone, molto più di quanto meritassi! una perla t’ho dato, una perla!”) t’avesse destinato irrimediabilmente al servizio della madre secondo le regole vigenti nell’Alabama del XVIII secolo per quegli Africani che ebbero la malasorte di giungervi.

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  4. Avevo la mia vecchia padrona di casa così, quando mi trovava in casa mi chiedeva sempre se avevo “ferie”. Una volta mi sono decisa a farla entrare nel mio studio in cui ha visto i pacchi di libri, il computer acceso e un bel file incomprensibile in bella vista, con auricolare perché ero in chat con una collega straniera. Un po’ di cinema insomma… da allora credo che abbia intuito il concetto di “lavorare da casa”. Poi se uno le cose le vuol capire le capisce, se non le vuol capire è inutile perderci tempo. Troverei qualche scusa sempre diversa tutti i giorni, magari qualche corso di aggiornamento che ti porta tutti i pomeriggi in un’altra città. Magari impara a dire “per favore” e “grazie” quando riesce a strapparti qualcosa.

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