Affannata. Per una pigra come me, la sensazione è in parte nuova. Di solito io sono quella che cerca di vivere piano, di non sovrapporre gli impegni l’uno all’altro, di ritagliarsi il tempo per non fare nulla. Ho passato anni a sprezzare un po’ chi viveva di corsa, fra un appuntamento e l’altro: li ho guardati con il sorrisino di sufficienza che deriva dagli studi antichi e dalla frequentazione dei filosofi greci; il sorrisino di chi finge di essere saggio e si dice che lui di corsa no, perché tutto quell’affanno è solo un trucco per non pensare, per non affrontare i dilemmi della vita, mentre chi va piano non solo va sano, ma medita.
Adesso è un periodo invece che vivo di corsa, fra un impegno e l’altro, per la scuola, per il libro, per la promozione. Incastro appuntamenti con l’abilità di un solutore di puzzle, faccio l’equilibrista sul filo di minuti che non bastano mai. E io che di solito sono più lenta della tartaruga di Zenone, ho provato l’ebrezza di chi vive fra mille impegni. E ho capito il fascino che ha, e che è simile ad una droga. Per quanto sia stressante e sfiancante, vivere di corsa ti fa sentire vivo: parte di quell’umanità che fa e si muove, parte del flusso degli eventi.
Quando mediti in disparte ed affronti nel silenzio del tuo ozio i grandi dilemmi della vita hai forse il compiacimento intellettuale di essere superiore a chi si affanna. Ma quando ti butti e vai, anche se non hai più tempo per pensare e per respirare, senti che sei, anche se magari confusamente, e non sapresti dire cosa. Ha un fascino tutto suo fare e realizzare le cose senza porsi tante domande, perché nel momento della crisi è la risposta immediata che conta, non la riflessione teorica che si potrà fare poi. Deve essere l’istinto del cacciatore del paleolitico che è in noi sopito, e che riaffiora: vedi una gazzella, ti butti e la insegui, e quando la prendi, godi.
Adesso è un periodo così, quello in cui inseguo gazzelle. Datemi tempo, tornerò di sicuro nella fase meditativa e tranquilla, in cui penserò, trarrò conclusioni, disegnerò figure di animali sulle pareti della mia grotta, a caccia finita.
Ora vi lascio. Ho appena visto una gazzella che corre, e mi lancio per brincarla. Ciao.
La conferma della relatività delle nostre tesi e della mobilità della vita. E della necessità ma anche capacità di adeguarsi. E, non ultima, della virtù di essere coscienti di chi si è e si era.
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Povera gazzella.
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sì, però se vuoi prendere gazzelle devi fare disegni rituali all’interno della grotta prima di andare a caccia!
sennò non acchiappi niente e dopo mi sa che devi mangiarti il fegato crudo dell’animale…
robe così, non è che la caccia è adatta a tutti
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se fossi andata sempre di corsa il libro non l’avresti scritto, c’è un tempo per ogni cosa
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*brincarla* ❤
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La vita è tutta un punto di vista. Ed è bello poterlo, a volte, cambiare per scoprire che siamo in grado di affrontare sempre tutto. Bel post, vado a meditare 😉
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