Questo post non è una vera e propria recensione, anche perché sarei in palese conflitto di interessi, dato che i due autori/curatori del libro di cui vi parlo li conosco troppo bene e li adoro: Cinzia dal Maso è da sempre una delle mie migliori amiche e Francesco Ripanti è un ragazzo sveglio, sveglissimo che io da zia mi adotterei.
Quindi questo post non è proprio una recensione, è piuttosto un consiglio, che voglio dare, da vecchia zia, ormai, a tutti i ragazzi che sognano, pensano, meditano di iscriversi ad archeologia o ci sono già iscritti, perché questo libro qua, Archeostorie delle edizioni Cisalpino, è un volume per voi fondamentale: vi dirà infatti tutto quello che non vi diranno mai o quasi nei corsi che frequentate all’Università per prendere il sudato diploma di laurea. Vi spiegherà, oggi come oggi, cosa fa un archeologo davvero.
Che cosa di preciso facciano gli archeologi è spesso un mistero per il grande pubblico, che è cresciuto, come noi tutti, a film di Indiana Jones. Con il bel risultato che ancora molti credono che l’archeologo sia un tizio con cappello e frusta che saltabecca per il mondo qua e là cercando tesori perduti e tentando di driblare Nazisti.
Ciò che a volte lascia perplessi è che anche gran parte dei laureati in archeologia, una volta diventati tali, non sanno di preciso cosa potrebbero fare. Sì, scavare i siti, certo. Ma per quello molte volte non sarebbe nemmeno necessaria una laurea, basterebbe una cazzuola. E con i chiari di luna odierni, fra fondi che mancano e finanziamenti che non si trovano, beccare un sito che possa essere scavato è un’impresa. E allora, l’archeologo che fa?
La risposta è che l’archeologo, ormai, è un tecnico, ma proprio per questo fa di tutto. Archeostorie non è un saggio sull’archeologia, è un saggio sul nostro mondo e sulla nostra società. Racconta la vita e le esperienze personali di tanti laureati in archeologia che hanno trovato modi creativi ed innovativi di fare il loro mestiere: diventando divulgatori di archeologia, archeologi sperimentali, blogger, lavorando con i bambini, occupandosi di ricostruzioni storiche, facendo gli editori, i social media manager, fondando radio, organizzando mostre, lavorando per le soprintendenze ma curando per loro portali e progetti web.
Avete presente quando i nostri politici ripetono la vecchia stanca manfrina che l’Italia è la terra della cultura e dell’arte e potremmo vivere solo di quello? Ecco, quello che spesso non sanno è che c’è gente che già lo sa e lo fa, e si è inventata una nuova branca del suo mestiere, spesso smadonnando perché quando vai fuori dagli schemi anche spiegare cosa fai è un problema.
Quindi, un consiglio, da zia: ragazzi, se state laureandovi in archeologia o siete già laureati, leggetevi Archeostorie. Potreste scoprire che è falso quando vi dicono che con la vostra laurea non c’è speranza di campare. Ci si campa, invece. E si aprono pure nuovi settori, stimolanti e innovativi.
Non c’è niente di più contemporaneo del passato, in fondo.
Solo una domanda: perche nazisti è con la maiuscola? comunque, come, sempre, complimenti. cd On Thu, 12 Mar 2015 07:39:35 +0000
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ci sono anche archeologi che conosco personalmente e che si barcamenano tra lezioni private, qualche supplenza e le notti dal mcdonald.
c’è scritto questo nel libro?
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@Antonio: molti di quelli (e anche di noi storici) hanno fatto così per anni, Antonio.
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