Sono troppo vecchia per fare la giovane. Ritratto di una generazione confusa.

Sono troppo vecchia per fare la giovane.

La consapevolezza arriva così, come una mazzata. Almeno in questa Italia nostra stralunata e confusa, in cui fino a quarantacinque anni vieni presentata come una giovane promessa e una ragazzina. Una paese in cui adulto è quasi una parolaccia: passi dall’adolescenza alla vecchiaia senza transitare per la maturità.

E io d’improvviso mi sono resa conto che giovane non sono più. Oggettivamente.

Non è un dramma, eh. Non ho bisogno che nei commenti vi spertichiate in lodi su quanto mi porti bene i miei anni, e sul fatto che sembro ancora una ragazza. Gli anni ce li ho. Ne sono pure contenta, perché poi non sono nemmeno stata troppo a mio agio nella gioventù.

Solo che l’Italia è un paese che non ti insegna ad essere adulto. Ci arrivi disarmato. Dai vent’anni in poi sei sempre stato “il giovane”. Quello che veniva presentato come destinato ad un futuro se non radioso almeno lungo. Quello a cui venivano perdonati gli errori per inesperienza e tenerezza. Quello che, d’altra parte, veniva mazzolato a prescindere come ingenuo e trattato con sufficienza dai “vecchi”, ben contenti di tenere in questo modo le redini del potere.

Siamo invecchiati in questa corazza qui, fatta di condiscendenza e paternalismo. Ci hanno trattato come se non dovessimo crescere mai. Ci hanno lasciato fingere di comportarci da adulti, sposarci, fare figli, trovare lavoro. Ma sempre sotto tutela, guardati a vista. Non importa perché lo hanno fatto: alcuni perché ci volevano troppo bene, altri perché sotto sotto ci odiavano, ed era un modo per relegarci ad una perenne minorità.

Ma ora che quella pelle giovane l’abbiamo persa, siamo indifesi. Non sappiamo come comportarci, cosa dire, cosa fare, perché non siamo mai stati trattati davvero da adulti, ma solo da adolescenti troppi cresciuti.

Ora che dovremmo essere noi le guide, non sappiamo bene dove andare o come arrivarci. Siamo quelli che hanno vissuto vite precarie, senza direzione, aggrappandosi di volta in volta alle circostanze, seguendo l’onda. Non abbiamo mai avuto prospettive più lunghe che arrivare a fine mese, far durare una relazione un po’, mettere su come un riparo dai colpi del destino una famiglia che però dipendeva dai genitori. Abbiamo, quando le abbiamo, casa spesso comprate con l’aiuto di altri, figli che vengono affidati ai nonni, ex che gestiamo in maniera goffa o tramite avvocati. Siamo ancora bambini che cercano spesso il successo e il riscatto con i mezzi velleitari dell’infanzia, dei Michael J Fox troppo cresciuti, pronti ad incolpare il destino di ciò che non va. Speriamo nella botta di culo che ti risolve il problema, nel miracolo di San Gennaro o del politico che eroga sussidi, scaccia immigrati, offre stabilità.

Ma fino ad adesso questo modo di fare o di pensare, era almeno giustificato dall’anagrafe. E quando anche quell’ultimo velo cade, e impietosamente il tempo ti fa notare che no, non puoi più essere così immaturo, non puoi più essere così giovane, che hai l’età in cui o riesci a cogliere qualche frutto o sei solo un povero scemo patetico, resti nudo e basito.

Hai l’età in cui sei solo davanti al mondo, e non sai cosa fare. Devi cercare di capirlo, come quando avevi sedici anni, ma peggio. Perché alla tua età non sei più bello, non sei più simpaticamente canaglia, non fai più tenerezza a nessuno.

Non sei più giovane, e la mazzata è tremenda. Coinvolge – chi più chi meno- una intera generazione. E il problema dell’Italia, prima ancora che politico, secondo me è questo qua. È una terra che ha bisogno di adulti, e ce ne sono pochi in giro.

3 Comments

  1. Il problema è anche che, magari, negli anni passati tra l’essere veramente giovane e postadolescente cresciuta hai anche provato, in tutti i modi, ad essere trattata per quello che eri, e cioè adulta. Ma non ha funzionato. Continuavi ad essere quella che era ancora troppo giovane, che doveva ancora fare esperienza, come se fosse possibile, nel mondo reale, ritrovarsi a quarant’anni con più esperienza di qualcuno di sessanta e oltre. E ti porti anche addosso la perenne condanna, che ci sarà sempre qualcuno che ha comunque più ragione di te solo perché è più anziano. Stacce, direbbero a Roma.

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  2. non mi sperticherò in lodi su quanto bene porti gli anni faccio solo notare che il problema delle rughe per una donna è solo il frutto della cultura maschilista attuale; figlia a sua volta di maschi che hanno un’età mentale ferma ai 15 anni. Per un uomo normale che ha una libido di classe A, sembrerà incredibile, ma le rughe, la cellulite e qualche chilo di più non vengono nemmeno notati.

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