Congiure, delitti e cadaveri eccellenti sul finire dell’impero romano: la storia di Giulio Nepote e Glicerio, i due imperatori nemici che vissero la caduta dell’impero.
Come in una puntata di CSI cominciamo con un cadavere.
È il 25 aprile del 480 d.C. A Salona, in Dalmazia. E al centro del triclinio di una sontuosa villa patrizia c’è il corpo senza vita di Giulio Nepote, ultimo legittimo imperatore di Occidente.
Ad ucciderlo a tradimento sono stati due suoi collaboratori, Viatore ed Ovida, due militari di probabile origine barbara che si sono trasformati in assassini dietro istigazione di Glicerio, vescovo di Salona e ex imperatore romano deposto proprio da Giulio Nepote.
É una complicatissima storia di potere e ambizione, infatti, quella di Giulio Nepote, iniziata il 24 giugno del 474.
Discendente di una antica famiglia romana (un antenato era forse il Cornelio Nepote storico di età cesariana di cui tutti al liceo abbiamo tradotto le versioni!), Giulio Nepote era soprattutto nipote di Marcellino, che nel IV secolo era comes della Dalmazia.
La sua famiglia, quindi, negli ultimi e turbolenti anni dell’impero, si era costruita una specie di dominio personale, che era sempre formalmente sotto il controllo dell’impero, ma che in realtà era governato in modo quasi autonomo.
Insomma, il nostro Giulio Nepote era nato bene e aspirava a vivere ancora meglio.
Gli riuscì. Giocando bene le sue carte, sposò una nipote dell’imperatore d’Oriente, Leone I. Grazie a questo matrimonio quando nel 473 Anicio Olibrio imperatore d’Occidente morì Nepote era lì’, come un falco, pronto a candidarsi alla successione imperiale.
Purtroppo per Nepote Gundobado, un burgundo che aveva il titolo di magister militum della Gallia, aveva un altro candidato. Un funzionario a lui fedele, Glicerio.
Glicerio non era però un uomo d’arme. Così quando Nepote sbarcò in Italia nel 474 con le sue truppe per rivendicare il trono d’Occidente, si rifugiò a Roma e qui trattò una resa poco onorevole ma molto scaltra. In cambio della vita, Glicerio lasciò il trono e si fece nominare da Nepote vescovo di Salona. Se secoli dopo Parigi valeva una messa, Nepote avrà pensato che l’impero valeva bene un ex nemico su una sedia vescovile.
Ma fece malissimo i suoi calcoli. L’anno successivo infatti una rivolta cacciava dall’Italia anche Nepote. Flavio Oreste lo scacciò dal trono e proclamò imperatore il suo figlioletto adolescente, Romolo Augusto.
Nepote dovette scappare nell’unica terra dove si poteva sentire al sicuro, ovvero la Dalmazia. Ma qui si ritrovò come vescovo proprio quel Glicerio che aveva deposto.
Per qualche anno i due forse ebbero altri pensieri che la loro rivalità personale. L’impero d’Occidente non trovava pace. Nel 476 altro giro di valzer: stavolta fu il giovanissimo Romolo Augustolo ad essere rovesciato da Odoacre, re degli Eruli.
Nepote continuò a guardare le vicende dalla Dalmazia, e a rivendicare di essere ancora l’unico imperatore legittimo, perchè il piccolo Romolo era stato un usurpatore.
Ma Odoacre era ormai saldissimo sul trono d’Italia e persino l’imperatore Zenone di Bisanzio pareva ormai fidarsi di lui e considerarlo un suo legittimo emissario.
Forse questo fu fatale a Nepote. Quando fu chiaro a tutti che era ormai solo un ex imperatore senza alcuna speranza di riprendere il trono, Glicerio decise di agire. In combutta con due uomini vicini a Nepote, Viatore ed Ovida, organizzò un complotto che si concluse con l’omicidio di Giulio Nepote, assassinato nella sua bella villa in Dalmazia.
Il delitto pagò? Non tanto. Odoacre intervenne in Dalmazia per riportare l’ordine e uccise Ovida, che nel frattempo si era proclamato signore della provincia. Che fine abbia fatto Glicerio non è chiarissimo. Una fonte non molto affidabile dice che sarebbe giunto ad un accordo con Odoacre, facendosi proclamare arcivescovo di Milano. Molto probabilmente invece fu ucciso durante la guerra fra Ovida ed Odoacre, o forse continuò a vivere come vescovo a Salona, masticando amaro per non essere riuscito a tornare protagonista sulla scena della storia.
chiara, esaustiva la storia è sempre bella.
Erano anni turbolenti e l’impero romano finì male.
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Nello spazio tra storia, verità formale e realtà percepita le vicende dell’Impero Romano d’Occidente sono veramente interessanti. Con un trono che rimarrà formalmente esistente fin mi pare al 18° secolo e una percezione dei contemporanei che si riferirà all’impero romano ancora per secoli. Tu hai la capacità di arricchirla ulteriormente con degli accenni alle mille (e mille) storie personali che in quegli anni così caotici sono tutte degne di libri dedicati.
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