Fin dalla loro fondazione, nel 776, le Olimpiadi sono state una festa dello sport legga a doppio filo con la politica
Ἄριστον μὲν ὕδωρ, ὁ δὲ χρυσὸς αἰθόμενον πῦρ
ἅτε διαπρέπει νυκτὶ μεγάνορος ἔξοχα πλούτου·
εἰ δ’ ἄεθλα γαρύεν
ἔλδεαι, φίλον ἦτορ,
μηκέτ’ ἀλίου σκόπει
ἄλλο θαλπνότερον ἐν ἁμέρᾳ φαεννὸν ἄστρον ἐρήμας δι’ αἰθέρος,
μηδ’ Ὀλυμπίας ἀγῶνα φέρτερον αὐδάσομεν·
Nobilissima è l’acqua, e l’oro, fuoco che brucia
quando scintilla nella notte, superbo fra tutte le ricchezze;
Ma se vuoi celebrare delle gare, mio cuore,
Non guardare al sole o a qualche altro astro infuocato che brilla di giorno
Nel deserto del cielo.
Mai canteremo giochi più insigni di quelli di Olimpia. (Pindaro, Olimpica I)
Olimpiadi. Nel mondo antico nessuna competizione atletica poteva superarle, e nemmeno essere loro pari. Le Olimpiadi, che cominciarono ufficialmente nel 776 a.C. e si svolgevano a giugno ad Olimpia, città sacra a Zeus in Elide, nel cuore della Grecia, non erano solo delle gare sacre. Erano un momento in cui le città greche si ritrovavano tutte e si sfidavano, per una volta non su un campo di battaglia. La sfida agonistica di mischiava a quella politica, alla lotta per il prestigio e la supremazia. Vincere alle Olimpiadi, per un atleta, significava fama eterna nei canti dei poeti, ma anche una serie di benefici materialissimi: ricchi sponsor pronti a offrigli compensi, città che gli offrivano cariche e prebende.
I signori di tutta la Grecia sgomitavano per partecipare con i loro equipaggi alle gare dei carri, l’equivalente di un nostro mondiale di formula uno. E per un dinasta locale ai margini del mondo ellenico essere accettato dal comitato di saggi delle Olimpiadi era un verifica del suo pedigree di greco. Persino Filippo e Alessandro, i potentissimi signori di Macedonia, si facevano vanto di aver potuto competere, perché questo attestava la loro appartenenza alla stirpe greca. Sport e politica, un binomio inscindibile. Così Lisia dirotterà contro Dionisio di Siracusa la folla di tifosi ateniesi, che gli devasteranno le sontuose tende dell’accampamento per spregio, mentre già Alcibiade era diventato un politico di spicco avendo vinto la corsa dei carri.
Come ora certi magnati della finanza che comprano squadre e poi si lanciano in politica, anche allora il successo ad Olimpia apriva porte e conquistava i cuori degli elettori e dei sudditi.
Sport e politica, inscindibili, oggi come allora.