Accadde oggi: 6 settembre 394, alla battaglia del Frigido viene sconfitto Flavio Arbogaste, il generale barbaro che resse l’impero assieme a Teodosio (e poi contro)
Arbogaste, il barbaro che resse l’impero romano
Si fa presto a dire barbaro. Nel caso di Arbogaste, il generale di origine franca che resse l’impero romano ai tempi di Valentiniano II, il concetto va stretto. Arbogaste infatti barbaro era barbaro, ma questo non gli impedì di diventare il vero e proprio padrone dell’impero romano. Per altro, in maniera legittima. Perché solo alla fine della sua vita si scontrò e perse contro Teodosio I. Il quale, per altro, non aveva poi molti più titoli di lui per comandare su Roma.

Arbogaste, un generale Franco venuto su dalla truppa
Ma chi era Arbogaste? Il suo nome dice poco, anche perché al contrario di altri capi barbari che prima o poi si ribellarono a Roma, lui no. Ad Arbogaste si possono imputare scelte discutibili, ma rimase fedele all’impero come e forse più di molti “romani veri”. Qualsiasi cosa poi in epoca tardo antica possa mia significare “vero romano”.
Arbogaste era di origine franca. Come molti barbari, proveniva dalla truppa. Per i Franchi, come per molti Germani, l’esercito romano era una via di fuga dalla miseria e una strada verso una vita agiata. In fondo i Romani pagavano bene per fare una cosa che i barbari spesso erano abituati a fare anche gratis: ammazzarsi fra loro.
Arbogaste e Teodosio I, un rapporto contrastato
Arbogaste comincio così, come un soldato. Efficiente, spietato, spiccio. Ma l’imperatore Graziano colse in lui qualcosa di più. Nel 380 lo inviò in Gallia ad aiutare un altro comandante militare che aveva fatto una carriera divenendo imperatore: Teodosio. Le uniche differenze fra i due è che Teodosio è originario della Spagna Romana, viene da una famiglia di militari e funzionari, ed è cristiano e molto bigotto, mentre Arbogaste è barbaro e pagano. Ma quando si tratta di mazzolare i Goti i due vanno d’amore e d’accordo.
Arbogaste tutore di Valentiniano II
Poi nel 383 Graziano viene fatto fuori da Massimo, un usurpatore. Arbogaste,come molti barbari, ha un estremo rispetto per le leggi di Roma, e quindi si schiera contro l’usurpatore. Il successore legittimo è il fratellino di Graziano, Valentiniano II, di cui Teodosio ha sposato la sorella maggiore, Galla.
Valentiniano però è un bimbetto. Tanto che l’esercito delle Gallie preferirebbe che sul trono ci stesse lui, Arbogaste. Così Teodosio opta per una soluzione di compromesso: Valentiniano II è nominato imperatore, ma di fatto il potere è affidato ad Arbogaste, magister militum e vero padrone delle Gallie e di un pezzo di Occidente.
Arbogaste e la misteriosa morte di Valentiniano II
Valentiniano II è un ragazzino, per giunta anche un po’ instabile. Una vena di follia serpeggiava nella famiglia dei Valentiniani e periodicamente emergerà anche nei figli e nei nipoti di Teodosio, causando gravi danni alla dinastia. Arbogaste invece ne è immune e ha un buon senso tutto barbaro nel gestire il potere. Chi gli si oppone fa un brutta fine. Così il piccolo Valentiniano diviene una sorta di suo prigioniero di lusso. Il ragazzo dà in smanie. È un adolescente instabile e portato alla drammatizzazione. Non è chiaro cosa succeda. Minaccia il suicidio. Forse si suicida davvero. Forse Arbogaste coglie la palla al balzo per farlo fuori. Lo trovano appeso ad uno degli alberi del giardino del palazzo di Vienne, dove era la corte. Requiescat in pace, e ciao.

Arbogaste e l’usurpatore Eugenio
Arbogaste manda una folta ambascieria di chierici a Teodosio in cui declina ogni responsabilità per l’accaduto. Gli manda dei preti, perché sa quanto Teodosio sia bigotto, e invece lui continua ad essere pagano, e proteggere in Occidente i pagani come lui.
Teodosio omaggia i preti e fa finta di credergli, perché in fondo di quel cognato isterico non gliene è mai importato granché. Ma temporeggia. Ha dei figli, e il più piccolo di questi, Onorio, lo vedrebbe bene come imperatore d’Occidente. Quindi mentre Arbogaste si affanna a spergiurare la sua lealtà al trono, Teodosio, che è una serpe, comincia pian piano a rimuovere tutti gli uomini fedeli ad Arbogaste dalle posizioni di potere in Occidente. Che sono anche gli ultimi pagani in posti di prestigio.

Eugenio imperatore, Onorio e lo scontro con Teodosio I
Arbogaste non è scemo. Non si diventa l’uomo più potente in Occidente se non capisci al volo quando qualcosa non torna. Quindi pazienza per qualche mese e poi decide che deve tentare un colpo di mano. Come nominare un imperatore ai suoi ordini. Sembra un paradosso, ma quello di mettere sul trono un uomo di paglia è l’unico sentiero percorribile per un barbaro che voglia comandare l’impero. Arbogaste sceglie Flavio Eugenio, responsabile della cancelleria imperiale. Un burocrate senza spina dorsale, perfetto per i suoi piani.
Eugenio è cristiano, formalmente riconosce Teodosio e il figlio Arcadio come colleghi e il cristianesimo come religione unica dell’impero. Ma poi segue la politica di Arbogaste, e rimette nei posti chiave i dignitari pagani rimossi da Teodosio. Teodosio non la prende bene. Nomina così legittimo imperatore d’Occidente il figlio Onorio, che in pratica stava ancora sul seggiolone.
Arbogaste si rende conto che si è vicini allo scontro. Del resto sia lui che Teodosio erano, in origine, due signori della guerra, e con una guerra deve finire.
Si scapicollano presso il fiume Frigido, nei pressi della attuale Gorizia.
Arbogaste e Teodosio: la Battaglia dei Frigido, 6 settembre 394
Non era più solo uno scontro fra due ex colleghi, o per l’impero. È uno scontro fra due mondi. Il partito pagano di Arbogaste, questo barbaro che però era diventato in un certo senso il campione della antica cultura romana, e il partito cristiano di Teodosio.
E per un attimo, nella battaglia del frigido, che durò tre giorni, Roma pagana sembò avere la meglio. Arbogaste e i suoi furono sul punto di vincere.
Poi, l’imponderabile. Ovvero la bora nera, il vento impetuoso e gelido che porta pioggia e tempesta. Secondo le fonti cristiane, fu questo evento meteorologico di origine divina a scompigliare gli eserciti e far vincere Teodosio. Secondo i pagani, più terra terra, Teodosio corruppe i soldati e i comandanti, promettendo doni e pretende.
Eugenio, l’imperatore per caso, fu decapitato. Arbogaste no. Certo della sconfitta, preferì suicidarsi che cadere nelle mani del nemico.
Un gesto da antico romano, una morte da antico pagano, per questo barbaro franco che aveva servito sempre l’impero.
la storia raccontata da Galatea. Uno spasso leggerla. E chi dice che la storia è noiosa e fatta solo di date be nomi?
"Mi piace""Mi piace"