Caro alunno, non sei ignorante, sei migliore di noi. Lettera di una insegnante su una generazione (la sua) che ha poco da insegnare.

Non sono gli alunni ad essere ignoranti e impreparati, spesso lo è la generazione dei padri e dei nonni, che li attacca tanto (e a torto).

Caro alunno,

È settembre, e in coincidenza con l’apertura della scuola arriverà in libreria anche la solita caterva di libri sulla scuola. Da un po’ di anni sono un format consolidato, in cui il (presunto) Grande Intellettuale di turno – di solito detentore di rubrica su giornale cartaceo che quasi nessuno legge più – spiega al mondo che la scuola non va. Fino a cinque sei anni fa Grande Intellettuale di Turno era un tecnoentusiasta. Suggeriva infatti di riempire le scuole di qualsiasi cazzabubbolo digitale. Che Grande intellettuale di Turno di solito sa nemmeno usare, perché quando deve andare ad un convegno si fa fare le slide dallo stagista sottopagato che usa come segretario, ma non è questo il punto.

Caro alunno, la scuola vecchio stampo è inadatta al presente

Invece, caro alunno, ora è cambiato il modello di riferimento, Grande intellettuale di turno per primo non sta dietro alle nuove app, e si è scocciato. Allora preferisce inveire. Invoca il ritorno alla scuola di un tempo, quella in cui si bocciava, e si mandavano i ragazzi in scuole “utili”. Il che voleva dire essenzialmente il liceo per i benestanti e l’avviamento al lavoro per tutti gli altri. Senza fronzoli e senza tecnologia: quello che serve a scuola, pare, sono le mazzate.
Quella, assicura Grande intellettuale di turno, era una scuola davvero formativa e funzionale. Non la nostra, rovinata da insegnanti scansafatiche, che non insegnano nulla, tanto è vero che gli alunni alle famigerate prove di comprensione del testo risultano sempre carenti. Lasciamo stare se poi Grande Intelletuale di turno (è capitato) confonde i dati dell’esame di terza media con quelli della maturità. Sono i giovani che devono dimostrare di saper comprendere un testo, mica lui.

Corridoio di scuola
Corridoi di scuola

Caro alunno, la nostra generazione è la peggiore in assoluto

Caro alunno, se stai ad ascoltare loro ti dipingono così, come parte di una generazione viziatella, maleducata e ignorante. Che legge poco, quel poco non lo capisce, e smanetta senza senso sul tablet e sul cellulare.
Ecco, io invece vorrei difenderti da tutto ciò. Intendiamoci: fra le migliaia di ragazzi ce ne sono molti che non capiscono un testo, non leggono un libro, non hanno nessuna base e la testa desolantemente vuota di ogni concetto. Ma, porelli, quasi sempre non è colpa loro. È colpa, diciamolo una buona volta, della generazione di Grande Intellettuale di Turno e della mia. Che forse vinceranno un giorno una coppa come peggiori generazioni in assoluto nel corso della storia.
Caro alunno, siamo noi quelli che non si sono aggiornati, sono rimasti provinciali e arroccati sulle loro posizioni, che sono viziatelli, infantili, spaventati, lagnosi. Quelli che hanno tirato su i figli piazzandoli prima davanti alla tv e ora al tablet perché non scocciassero.p, perché si sono sempre sciacquati la bocca con grandi valori ma non hanno mai saputo metterli in pratica.
Siamo stati fortunati a nascere in un’epoca che era ancora di benessere diffuso. Spesso abbiamo trovato lavoro senza sbatterci troppo, e senza che fossero richieste stratosferiche competenze. Eravamo in un paese piccolo e provinciale, in cui la raccomandazione dell’amico contava più del diploma perché comunque la concorrenza era limitata al cortile di casa, le leggi tutelavano moltissimo e trattenevano sul mercato anche aziende, prodotti o professionisti così così. Siamo cresciuti in un mondo in cui aggiornarsi non era necessario perché una volta agguantato un diploma o un posto di lavoro si poteva vivere di rendita, non leggere più, non coltivare curiosità, stare fermi e basta. E ora strilliamo, isterici e spaventati, perché tutto ciò non basta più, temiamo di perdere il nostro orticello e siamo assieme inadeguati e impauriti.

Caro alunno, la tua generazione meglio della nostra

Caro alunno, I ragazzi della tua generazione invece no. Voi siete buttati in mezzo ad un mondo che è una lotta continua. Ma strano a dirsi, proprio questa è la vostra forza. Al contrario della mia, siete una generazione poco viziata. Noi siamo nati quando ancora si poteva scialare, voi no. Siete nati in anni in cui già la crisi mordeva, le famiglie facevano di nuovo i conti per arrivare a fine mese. Sapete cosa vuol dire rinunciare a qualcosa, sentirsi dire no perché non ci sono quattrini, fare i conti con le risorse che scarseggiano e il clima impazzito. Sapete che dovete studiare perché se in Italia non c’è posto bisogna andare lontano, all’estero. Parlate le lingue, mentre noi siamo e restiamo spesso a livello di Totó che chiede nojo volevam savuar. Avete a che fare con capi cretini che vogliono pontificare su tutto pur non capendo nulla, come Grande Intellettuale di Turno, uguali uguali. Avete in casa gente di altre nazioni, e fin da piccoli crescete assieme a loro. Dove noi vediamo stranieri, voi vedete solo amici e compagni di scuola. Quando smanettate sul cellulare sì, magari guardate anche app cretine, ma sapete pure di avere il mondo in tasca.

Scuola e alunni con tablet
Scuola e alunni con tablet

Caro alunno, io ho fiducia in voi

Caro alunno, io ho una gran fiducia in voi. Non credo che si debba educarvi a mazzate, quelle le darei più volentieri alla gente della mia età, che nella stragrande maggioranza dei casi non capisce, scusa il francesismo, un cazzo. I bambini viziatelli e superficiali siamo quasi sempre noi. Così come i babbioni fuori dal mondo sono quelli della generazione di Grande Intellettuale di Turno.
E allora, caro alunno, per il prossimo anno ti faccio una promessa. Più che insegnare, io vorrei collaborare con te. Costruire qualcosa assieme. Io ti vorrei passare quel poco di tecnico che ho imparato, per darti qualche messo in più per esprimerti e incasellare i concetti, e tu mi dovrai passare la tua visione più ampia ed entusiasta del mondo, la tua mentalità più fresca e aperta. La tua voglia non arrenderti al disastro che abbiamo combinato noi, spingermi a non arroccarmi sulle cose note e avere paura.
In fondo fra i due quello che forse ha più da insegnarmi sulla vita sei tu

3 Comments

  1. nel complesso sono d’accordo, ma io direi che la peggiore in assoluto è la generazione dei nati fra il 45 e il 56 (io sono del 56)

    comunque, un’ottima riflessione

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  2. Educare “a mazzate” non so bene cosa voglia dire. So che però la vita vera, di mazzate, ne riserva parecchie. Qualsiasi sistema educativo che non abitui sin dalle sue prime fasi all’idea che, anche se la vita non è fatta solo di mazzate, le mazzate ogni tanto arrivano, insegni a riconoscerle, a prevenirle quando si può, e a rialzarsi e darsi da fare quando le mazzate arrivano, formerà persone caratterialmente fragili. La differenza fra una scuola ben fatta e la vita vera dovrebbe essere, che, nella prima, le eventuali mazzate hanno la finalità di rafforzare l’allievo. Ovviamente si può sempre trovare, ogni tanto, l’insegnante tirannico e mentalmente disturbato (che andrebbe allonatanto non appena l’evidenza che lo è si fa inequivocabile), ma se dobbiamo partire dall’assunto che questi siano la maggioranza, faremmo meglio a chiudere tutte le scuole.

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