Accadde oggi: 28 giugno 1519, Carlo V d’Asburgo diventa imperatore del Sacro Romano impero.
Difficilmente lo si riesce a trovare simpatico, perché per noi Carlo V vuol dire Controriforma, guerre di religione, la fine di quel periodo magnifico che il #rinascimento e l’inizio di un’era in cui l’Italia non contava più un accidenti.
Eppure alle volte fa persino un po’ di tenerezza, Carlo V, perché non deve essere stato facile essere lui in nessun momento della sua vita.
Fin dall’infanzia fu uno degli uomini più potenti al mondo, signore di un impero “su cui non tramontava mai il sole”, che comprendeva gran parte dell’Europa e un pezzo dell’America.
Figlio di Filippo il Bello d’Asburgo (da cui non ereditò la bellezza) e di Giovanna la Pazza (da cui non ereditò l’anticonformismo che le costò anni di prigionia e di torture), fu nipote dei re cattolicissimi di Spagna Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona (da cui invece ereditò tutto intero il senso del potere e l’idea che i re avessero missioni assegnate loro da Dio ).
Fu un bambino solo, allevato da precettori intelligenti ma severi, con una mamma prigioniera che gli fu insegnato a considerare eretica e pericolosa, e antenati importanti che erano in pratica una condanna. Questo ragazzino intelligente crebbe nelle Fiandre, anche se tutti noi lo consideriamo quasi sempre spagnolo, vagò per tutta la vita fra le diverse capitali e regioni del suo regno, parlando spagnolo, tedesco, italiano e latino e destreggiandosi fra cortigiani di ogni provenienza ed origine.
Insomma, in una parola, è forse il sovrano più europeo che abbia avuto il continente.
Fu anche il prodotto migliore della politica degli Asburgo, il famosoTu felix Austria nube, che attraverso matrimoni mirati trasformava ogni rampollo della dinastia in una specie di buco nero per assorbire potere e cariche ereditandole dai parenti.

Fu allevato da una zia austriaca e da un precettore italiano, ed ebbe una moglie portoghese. Strinse alleanze con i maggiori banchieri dell’epoca, i Fugger, che furono fondamentali per garantirgli l’elezione a imperatore.
Non ebbe un momento di requie, fra guerre contro la Francia, screzi con il papato, guerre di religione e rivolte scatenate dal diffondersi del protestantesimo.
I suoi grandi nemici furono Francesco I di Francia, elegante viveur amico di Leonardo, e il torvo Martin Lutero, ma anche una buona dose di papi infidi e voltagabbana. Lui, che era piuttosto spiccio, non esitò un momento, da re cattolicissimo, a far saccheggiare Roma dalle sue truppe luterane nel 1527. Del resto pure agli imperatori cattolicissimi i santissimi ad un certo punto girano.

Pretese il Concilio di Trento, ricattando con mano pesante almeno tre papi assai renitenti, e tentò di dare un nuovo ordine all’Europa, sia politico che religioso. E poi divise il suo vasto impero fra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo, che era di certo osservante quanto il padre, ma quanto ad intuito e capacità politica Carlo non lo vedeva nemmeno da lontano.
Poi questo uomo pieno di contraddizioni, che si faceva ritrarre da Tiziano nonostante la bruttezza, e amava la buona tavola e le donne (ebbe sette figli illegittimi e una passione per la figlia del suo tappezziere), si ritirò in convento lasciando tutto ciò che era stato la sua ragione di vita: la politica e il potere.
Restano i suoi ritratti, come questo di Tiziano, poderosi e bellissimi, come quello in cui lui si staglia fiero contro un cielo pieno di nubi e uno sguardo che dovrebbe essere determinato, ma sembra in realtà assente. Come se dopo tante fatiche si domandasse se ne sia valsa la pena e se tutto quel potere e quella ricchezza gli abbiano mai dato un momento di vera e banale felicità.
(Ritratto di Tiziano, fonte Wikipedia)
Pure un po’ di olandese credo, era nato a Gent.
Ci ho passato un annetto, era ovunque, odiato per le tasse e amato per esser di gran lunga il cittadino più famoso.
Ancora oggi ogni anno commemorano la rivolta fiscale contro di lui girando con un cappio al collo
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ottimo ritratto di un imperatore che segnò un periodo storico.
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