Di tutti gli artisti maledetti, il più maledetto è lui, Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.
Dopo una vita di baruffe, risse, omicidi, eccessi e improvvise conversioni, muore a Porto Ercole, per una banale febbre trascurata, il 18 luglio 1610, dove è giunto per caso, mentre cerca un bagaglio perduto consistente in alcuni dipinti, il prezzo da pagare ad un cardinale corrotto per poter ottenere l’amnistia del papa per i suoi delitti e tornare a Roma.
Caravaggio, una vita violenta
È una vita violenta e drammatica quella di Caravaggio, Lombardo che trovò la sua fortuna nella Roma papalina. Erano fatti per capirsi, lui e quella città corrotta e affascinante come una rosa in disfacimento, in cui Papi e cardinali più che lo spirito secondavano la carne e volevano opere d’arte grandiose e piene di dramma. Caravaggio fu per tutta la vita un’anima in pena, un reietto di successo, un attaccabrighe e un assassino. A suo agio nelle bettole e fra assassini e prostitute, che in fondo non erano però molto diversi dai nobili e dalle gran dame che pagavano i suoi quadri. Se il perverso da trovare il torbido anche nell’innocente, Caravaggio è il suo esatto contrario: lui ritrae la cosiddetta feccia perché lì sa cogliere il bagliore dell’innocenza, il guizzo della voglia di vivere che resiste a tutto, alla miseria, alle disgrazie, alla corruzione. È violento, Caravaggio, come è violenta la vita: non ha limite e non ha freno, e non se lo vuole dare. Ma soprattutto non ha giudizio, mai,per ciò che si trova davanti e per ciò che decide di ritrarre. E allora i suoi santi hanno i volti di ubriaconi di taverna, e le sue madonne di giovani prostitute, e proprio per questo appaiono credibili e reali.
Caravaggio, il pittore che si sabotava
Non fu mai felice, e fu poco amato, perché fece di tutto per sabotarsi. Caravaggio è uno di quei grandi che lo diventano nonostante se stessi, perché la vita li porta dove devono comunque arrivare. Visse come dipinse, affidandosi al suo istinto, che era la cosa migliore in lui, ma, proprio per questo, anche la più pericolosa.
Caravaggio ha infuso nei suoi quadri tutto il suo carattere.
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