Storia romana per manager: Pompeo, il manager disastroso.
Se Roma fosse stata una azienda, Gneo Pompeo è il manager che non vorreste avere mai.
Non ha una visione. Pompeo vuole il potere, ma l’impressione è che non sappia realmente poi cosa farsene. Sta con Silla, con gli Oligarchi, poi con Cesare e Crasso, poi da solo, si affida al moderato Cicerone, poi al fanatico Catone. Ma un’idea davvero sua, in cui credere, mai.
Pompeo è orgoglioso e vuole essere pregato. Non si propone. Al massimo fa sapere di essere disposto. Maneggia per essere incaricato, ma se poi non lo chiamano o non lo chiamano per quello che vuole lui, si ritira sdegnato e mette su il muso,però non ha il coraggio di rovesciare il tavolo e proporre una soluzione alternativa. È un bimbo dell’asilo, ma con un esercito al seguito, insomma.
Cambia troppo spesso amici e collaboratori. Non crea un gruppo o un vivaio. Perché in sostanza nella sua testa c’è solo lui.
Si sente inferiore in certi ambienti. Ama essere il pupillo di qualcuno, Silla prima, gli oligarchi della nobilitas poi. Smania per venire accettato nei circoli che contano anche quando non ne avrebbe più bisogno. E quindi è tutto un cercare amici importanti o suoceri di alto lignaggio. Che però poi gli fanno pagare dazio e lui resta invischiato in una rete di rapporti che non controlla, subisce.
Perde la testa quando le cose vanno male. Se gli danno una mazzata forte, invece che analizzare l’errore resta tramortito. Non ammette di aver sbagliato per cui non sa imparare dalle cose andate storte. Quando ha un insuccesso va in panico, piange, decide che tutto è perduto, scappa e ciao. Lasciando per altro gli altri nei guai e senza coordinamento. E sono disastri per tutti, che tu comandi Roma o una azienda.
Pompeo, come tanti altri, è uno dei protagonisti di Cesare, l’uomo che rese grande Roma, Giunti Editore disponibile in tutte le librerie e gli store online in cartaceo e eBook.

Non tutti nascono con le idee chiare ma pazienza.
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