Generazione di Telemachi

Era uno che, invece di andare per il mondo, se ne stava a casa con mamma.

Era uno che se mamma non gli dava l’idea che magari, ecco, forse sarebbe stato il caso di andare a chiedere un po’ in giro dove era finito papà, non solo restava a casa, ma si faceva pure ammazzare dai Proci.

Era uno che se mamma non si inventava lei quella cosa della tela da tessere, avrebbe perso il trono prima ancora di salirci.

Era uno che se il padre non gli diceva ad un certo punto. “Cuccù, bellodemamma, guarda che so’ io!” col caspita che capiva che quello straniero sospetto arrivato a Itaca era Ulisse.

Era uno che al massimo il padre gli dà l’incarico di nascondere le armi dei nemici mentre lui li ammazza, i nemici, da solo.

Non dite ai giovani che sono la generazione di Telemaco.

Telemaco era un mona.

26 Comments

  1. Questo nostro Telemaco alla domanda: “L’Italia ha il 130% di debito, dove li prende i soldi?” ha risposto dicendo che l’italia ha una ricchezza privata che neppure la germania ha… noi che siamo italiani abbiamo perfettamente capito, pagherà i debiti pubblici con i soldi privati….

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  2. Come sempre riesci a riassumere grandi verità.
    Forse il problema è proprio quello. Che nella nostra generazione, e in quelle limitrofe, abbondano solo i “mona”.
    PG

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  3. Lasciami spezzare una sarissa in favore della pòra creatura:

    i) L’ultima volta che ha visto il papa’ non aveva ancora un anno;
    ii) Non solo! L’ultima volta che lo ha visto papa’ Ulisse era dietro un aratro e cercava di sfrantumarlo, piu’ che non riconoscimento mi sembra rimozione trauma infantile;
    iii) E’ stato cresciuto solo dalla mamma, da Euriclea e da un gruppo di ancelle stordite, che triste infanzia! Solo bambole di pezza, gia’ mi immagino “NON TOCCARE L’ARCO DI PAPA’! TI FAI MALE”!;
    iv) E’ figlio unico, figurati se mamma’ lo faceva rientrare tardi la sera;
    v) Giocava, solo, con un cane pigro, che il nonno, unico altro uomo della famiglia, si era ritirato in campagna.

    Penelope doveva ringraziare tutti gli dei dell’Olimpo se, portando le armi via, non si e’ orribilmente sfregiato e non gli sono cadute maldestramente sui piedi!

    Date le premesse se l’e’ cavata fin troppo bene!

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  4. I PRIMI QUATTRO LIBRI di ODISSEA si chiamano TELEMACHIA, secondo la colta autrice, perchè si chiamano così? e di che parlano?

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  5. @diamanta
    E… dovrebbe essere una cosa sorprendente? Il debito pubblico italiano è il debito degli italiani. Sono soldi che in passato sono stati presi a prestito dal governo eletto dagli italiani, per spenderli in favore di cittadini italiani.

    E chi altri dovrebbe pagarlo? I taiwanesi? 😀

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  6. Infatti si parla di lost generation.
    Ma non credo che perchè siano dei “mona” ma piuttosto del fatto che hanno avuto padri e madri (baby boomers) per i quali “the future was wide open) come dice la canzone di Tom Petty, gente che tutte le mattine andava al lavoro e la sera tornava a casa senza passare prima a farsi la lampada.
    Che magari faceva due lavori.
    Per dare ai figli una piattaforma di lancio che loro non avevano avuto.
    Per dare loro maggiori opportunitá.
    Ma purtroppo il problema del padre freudiano (che non muore, anzi, magari lavora e fornica ancora con la madre) crea un ostacolo insormontabile alla crescita e all’indipendendza psicologica di questi telemachi.
    E se ne accorgono sopratutto le ragazze che, allevate da padri di un certo tipo, poi si ritrovano con coetanei del tutto differenti.

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  7. OT
    Ancora nessun commento sulla ventilata riforma Giannini: 36 ore a settimana, più i compiti da correggere. Ma siamo matti?

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  8. accettiamo commenti e giudizi da ex concorrenti di quiz show? gente paraculata che ha sempre avuto la strada spianata…

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  9. Eppoi, se noi siamo i Telemachi, si può sapere chi erano gli Ulisse? No perché quelli che si son visti in giro di eroico avevano cose che non si potrebbero neanche nominare…

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  10. Mia Cara, scusa se ti scrivo qui di queste cose, ma voglio dirti che le tue osservazioni mi trovi proprio d’accordo, a cominciare da questa: “Quello che infatti il Governo Renzi, come quasi tutti i governi precedenti e gran parte della società, fatica a capire della scuola è che la scuola non produce bulloni”.
    Per quale motivo, secondo te, fanno “fatica a capire” ciò che noi capiamo invece benissimo? E, soprattutto, perché una buona volta non prendi posizione, lasci perdere i compiti da correggere a casa e tutte le eccezioni e considerazioni del genere, e non poni seriamente la domanda di senso generale: Ma chi cavolo ci ha ordinato di lavorare 40 ore alla settimana come nel 1924? Non è forse tempo di lavorare tutti (ma proprio tutti!) e di lavorare meno? O dobbiamo continuare a lavorare per ingrassare i profitti di banche e multinazionali? Certo, il piccolo artigiano, ma anche la singola grande industria da soli non possono affrontare questo discorso, ma Voi democratici, Voi che credete nelle sorti progressive di questo sistema sociale, Voi che votate Pd, Tsipras, M5S e simili, perché non Vi fate promotori a livello nazionale, europeo, internazionale, di questa battaglia per la riduzione della giornata lavorativa che i padroni del mondo considerano come un’eresia? Sarebbe dunque interessante conoscere quanti nel Pd o in Tsipras, per non dire dalle parti di Grillo, sarebbero d’accordo di far propria questa proposta e di porla quale premessa programmatica quale mezzo per uscire (??) dalla famosa crisi e dalla fame di lavoro e redditi. Oh, già me le immagino le eccezioni, i distinguo e il consueto corollario di “compatibilità” cui dovremmo tener conto. Questo tipo di sinistra è da almeno trent’anni che non si batte per un’idea giusta e concreta come questa.

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  11. Mia Cara, scusa se ti scrivo qui di queste cose, ma voglio dirti che le tue osservazioni mi trovano proprio d’accordo, a cominciare da questa: “Quello che infatti il Governo Renzi, come quasi tutti i governi precedenti e gran parte della società, fatica a capire della scuola è che la scuola non produce bulloni”.

    Per quale motivo, secondo te, fanno “fatica a capire” ciò che noi capiamo invece benissimo? E, soprattutto, perché una buona volta non prendi posizione, lasci perdere i compiti da correggere a casa e tutte le eccezioni e considerazioni del genere, e non poni seriamente la domanda di senso generale: Ma chi cavolo ci ha ordinato di lavorare 40 ore alla settimana come nel 1924? Non è forse tempo di lavorare tutti (ma proprio tutti!) e di lavorare meno? O dobbiamo continuare a lavorare per ingrassare i profitti di banche e multinazionali?

    Certo, il piccolo artigiano, ma anche la singola grande industria da soli non possono affrontare questo discorso, ma Voi democratici, Voi che credete nelle sorti progressive di questo sistema sociale, Voi che votate Pd, Tsipras, M5S e simili, perché non Vi fate promotori a livello nazionale, europeo, internazionale, di questa battaglia per la riduzione della giornata lavorativa che i padroni del mondo considerano come un’eresia?

    Sarebbe dunque interessante conoscere quanti nel Pd o in Tsipras, per non dire dalle parti di Grillo, sarebbero d’accordo di far propria questa proposta e di porla quale premessa programmatica, quale mezzo per uscire (??) dalla famosa crisi e dalla fame di lavoro e redditi. Oh, già me le immagino le eccezioni, i distinguo e il consueto corollario di “compatibilità” cui dovremmo tener conto. Questo tipo di sinistra è da almeno trent’anni che non si batte per un’idea giusta e concreta come questa.

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  12. Mamma mia che depressione ! Ancora mi domando perché abbia scelto proprio Telemaco, d’altronde mi pare che nell’Odissea, i figli degli eroi schiattano tutti ancora bambini, o sbaglio?

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  13. Ah, ah, ah ….
    Comunque, a dircela tra noi, meglio una generazione di Telemachi, come i nostri figli, che una d’Isacchi, come quella dei nostri padri, sacrificati a milioni sull’altare delle ideologie e dei nazionalismi.

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  14. caro lector, come spesso ti accade, hai enucleato un concetto molto interessante

    è vero che forse nel passato le persone erano spesso permeate di valori e convinzioni forti e che nell’oggi, grazie ad un certo edonismo consumista, abbiamo di frequente una vuotezza afasica impressionante ma…

    è pur vero che le grandi «passioni» della prima metà del secolo scorso hanno ingenerato almeno tre totalitarismi tragici proprio nel cuore della vecchia e colta europa (pensa alla Germania di Weimar, così colta ed avanzata è divenuta la culla di un tentativo tragico di addrizzare il mondo al seguito del caporale boemo, come anche una cultura grandiosa, quell’hegelismo di altissimo pregio che si è inverato poi nel grande pensatore di Treviri, si è incarnato nel cupo orizzonte dello stalinismo) quindi…

    sono sostanzialmente d’accordo, forse oggi si è troppo disillusi e scettici, ma credo si possa ripartire con un pensiero più sincero, più ancorato al possibile e non all’utopia che si fa disastro nell’eterogenesi dei fini

    bravo lector, sei un uomo di grande cultura, peccato che ti dedichi solo all’ateismo un po’ brutale…

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  15. Come al solito, Diego, sei di giudizio eccessivamente generoso nei miei confronti.
    Con riferimento al tema del post e al mio accenno all’Isacco biblico, m’è sempre rimasto impresso lo sguardo dell’immenso Giancarlo Giannini, sopravvissuto al campo di concentramento in “Pasqualino Settebellezze”, dell’altrettanto immensa Lina Wertmuller.
    Uno sguardo dove si leggeva solo: “Sono vivo. Tutto il resto non conta”.
    A dispetto di tutta la prosopopea sul retorico giorno da leone del famigerato “peoco” [*].
    In merito al mio ateismo, sai che non ce l’ho con i credenti sinceri ma solo con gli integralisti e gli ipocriti, con i quali non mi comporto poi molto diversamente da quello che raccontano fece Gesù al Tempio.
    Entrambi, poi, ci siamo creati il nostro mito di quel Gesù: per te fu profeta di pace e d’agàpe; per me, combattente per la libertà del suo popolo.

    [*] termine veneziano per “pelato”

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  16. @–>Diego

    P.S. Sempre a proposito di credenti sinceri, dato che la tua passione è la filosofia, sono abbastanza d’accordo con quel che disse uno dei fondatori del pragmatismo, lo statunitense William James, per il quale va difesa “qualunque dottrina tendente a render la gente virtuosa e felice; se una dottrina realizza questo allora essa è ‘vera’” nel senso che lo stesso James attribuisce al termine.
    Non così radicalmente, ma sono propenso a giustificare coloro che credono perché questo li fa sentire meglio. Non tutti abbiamo la forza e il coraggio per affrontare l’impressionante silenzio e la solitudine del genere umano nell’Universo.
    In queste condizioni da cella d’isolamento si può ben comprendere chi finisce per conversare da solo.
    Approfondiremo.

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  17. Povero Telemaco ! Dai, Galatea, secondo me esageri. In fondo, non l’era pure andato a cercare, il padre, per riportarlo a casa ?

    Anonimo SQ

    PS poi, di mone in giro , ce ne sono sempre troppi. E troppo poche, di quelle buone.

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  18. Peccato davvero. Peccato constatare che tutti, “intellettuali” del nostro tempo e professori compresi, non abbiano avuto la decenza di capire, o per lo meno di provare a capire, cosa Renzi abbia voluto intendere con la metafora di Telemaco. Apparte lo sconcerto per alcuni commenti che arrivano addirittura a dare del mona a telemaco (che se era così mona perché si è sentito il bisogno di inserirlo in un poema?) e sui quali sorvolo senza dire altro, mi pare molto significativo che non sia stata colta L’allusione al lavoro di certo non insignificante di Massimo Recalcati. Certo, capisco che non tutti possano averlo letto e non tutti possano aver voglia di farlo (non che costi così tanta fatica eh) e capisco pure che è molto più divertente sparare battutine sagaci su ciò che non si conosce piuttosto che cercare di capire cosa voleva dire Renzi, ma insomma dai non è che possiamo fare uno sforzo e magari chiederci se c’era un senso dietro a quell’intervento che ha suscitato così tanta (a mio parere insulsa) irriverenza?

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