Accadde (quasi) oggi: nella primavera estate del 302 a.C. Cleonimo, principe di Sparta, fece una spedizione nella laguna di Venezia. Rimediando una clamorosa sconfitta.
Cleonimo, il principe che non diventò re Re di Sparta
Non è certamente un nome noto, quello di Cleonimo di Sparta. Era un principe spartano attivo attorno al 300 a.C. Era un periodo in cui Sparta, come Atene, erano già due città in piena decadenza, che vivevano del riverbero della loro passata grandezza senza contare più un accidenti sulla scena politica internazionale.
La prima cosa che sappiamo di Cleonimo è che aveva un pessimo carattere. Ma brutto brutto, collerico e testa calda. Tanto è vero che gli Spartani, che erano guerrieri sì, ma mica attaccabrighe qualunque, decisero di non farlo ascendere al trono, preferendogli un nipote.
La spedizione di Cleonimo a Taranto
Cleonimo, che già non era uno zuccherino, non la prese benissimo. Per fortuna all’epoca c’era sempre una guerra in cui infilarsi come mercenario, e Sparta aveva fama di terra di grandi soldati. Per cui Cleonimo fu invitato – si immagina caldamente invitato – ad andare a dare una mano ai cugini di Taranto, ex coloni di Sparta, che nel frattempo stavano a baruffare con Roma.
Arrivato in Magna Grecia, Cleonimo vinse. Mica era spartano per niente. Ma poi il brutto carattere lo fregò. I tarantini si resero conto che se lo lasciavano fare si sarebbe preso Taranto e anche Corcyra, dove aveva fondato un suo dominio personale. Così lo liquidarono, dicendogli “Grazie, non abbiamo più bisogno di te”.
Cleonimo va in Adriatico
A questo punto non è ben chiaro cosa succeda. Con i suoi mercenari, Cleonimo decide di non tornare a Corcyra, ma andare verso nord. Le fonti che ci parlano della sua spedizione non spiegano perché. Secondo Livio e Diodoro potrebbe anche essere stato un caso. Una tempesta lo sbatte verso nord mentre cerca di tornare a casa. Ma conoscendo l’ambizione di Cleonimo è più probabile che volesse provare a conquistare qualche altra terra o per lo meno a razziarla. E l’obiettivo erano le terre dei Veneti, e i loro ricchi santuari pieni d’oro.
Cleonimo in laguna di Venezia
Infatti in una data imprecisata forse nell’estate del 302 a.C. Cleonimo arriva nella laguna di Venezia e sbarca in un luogo che forse è Malamocco (o forse e più probabilmente l’odierna Fusina). Qui è costretto a lasciare le sue navi, che non possono navigare su fondali troppo bassi. Brucia un paio di villaggi e si dirige verso la città che vuole prendere, ovvero Patavium, Padova.
Cleonimo menato dai Padovani
I padovani all’epoca erano in guerra con i Celti, e non è escluso che proprio per questo Cleonimo pensasse di avere mano libera. Tutti gli uomini in grado di portare le armi erano infatti lontano dalla città. Ma la gioventù padovana era abbastanza sgaja, cioè sveglia, per difendersi da sola. Quando seppero che Cleonimo aveva bruciato i villaggi vicino alla laguna invece di perdersi d’animo ci fu una generale chiamata alle armi. I giovani padonavi, per nulla impressionati dal fatto che Cleonimo fosse un manesco principe di Sparta, presero lance e scudi e andarono a menarlo di brutto.
Cleonimo fugge
Vista l’imprevista batosta militare, a Cleonimo non restò che fuggire, lasciando a Padova persino i resti delle sue armi e delle imbarcazioni. I padovani presero le navi incagliate e le misero come ex voto nel tempio principale della città.
Di Cleonimo si perdono le tracce. Perse Corcyra, tornò in patria, si sposò in seconde nozze con una principessa più giovane, che lo riempì di corna, tradendolo con un nipote. Della sua avventura si ricordò Tito Livio, ma solo per ribadirete l’idea che i Veneti sono buoni e cari, ma è meglio non andarli a sfrucigliare, o menano come fabbri.
Anche se sei un principe spartano. O forse ancora di più.
Letture consigliate: Lorenzo Braccesi, L’avventura di Cleonimo.