Licinia Eudossia, la donna che chiamò a Roma i Vandali

Accadde oggi: 6 agosto 439 diviene imperatrice Licinia Eudossia, moglie di Valentiniano III, la donna che chiamò i Vandali a saccheggiare Roma

Licinia Eudossia, la donna che chiamò i Vandali

Quando si pensa al sacco dei Vandali a Roma le immagini che vengono in mente sono quelle di un’orda di barbari sanguinari che arrivano nell’Urbe spinti solo dalla furia cieca e dal desiderio di conquista. Quello che invece passa sotto silenzio è che i Vandali a Roma ci arrivarono dietro invito di una imperatrice romana. E cioè di lei, Licinia Eudossia, fresca vedova di Valentiniano II e grande signora dell’impero.

I Vandali, Licinia Eudossia e il sacco di Roma

Elia Eudocia madre di Licinia Eudossia
Elia Eudoscia madre di Licinia Eudossia

Ma chi è Licinia Eudossia e come fu che i Vandali arrivarono a Roma?
Per capirlo bisogna raccontare dall’inizio la vita di Questa principessa bizantina figlia di Teodosio II e della poetessa pagana Atenaide, poi battezzata Elia Eudocia.
È una famiglia complicata quella di Teodosio I, che arrivato al potere aveva avuto un figlio maschio, Arcadio, da cui erano nati Teodosio II, e una figlia, di cui abbiamo già parlato in un precedente post, Pulcheria.
Pulcheria ad un bel momento decise di trovare moglie al fratellino, che non brillava per spirito di iniziativa nemmeno in quel campo. Data un’occhiata in giro, conobbe una giovane, venuta a corte per chiedere giustizia a seguito di una complicata vicenda di zii che le avevano fregato l’eredità paterna. Atenaide era pagana, ma quello che colpì Pulcheria fu il suo carattere e la capacità di parlare in pubblico e difendere le sue ragioni come un provetto avvocato. Del resto era figlia di un retore ateniese e quindi i professori di diritto di Costantinopoli se li mangiava a colazione. Così Pulcheria oltre a restituirle l’eredità rubata le propose anche di sposarsi quel broccolo di Teodosio. Atenaide, che era bellissima e colta, doveva essere anche molto furba. Si convertì al cristianesimo e divenne imperatrice.

Licinia Eudossia l’unica figlia di Teodosio

Moneta con ritratto di Licinia Eudossia imperatrice
Moneta con ritratto di Licinia Eudossia imperatrice fonte Wikipedia

Non fu un matrimonio felicissimo. Dopo un periodo in cui il giovane Teodosio II era pazzo della moglie (e vorrei ben dire, quando mai gli sarebbe capitato di avere una moglie bella, intelligente e colta se non fosse stato imperatore, a quel ragazzino slavato!) le differenze culturali e religiose si fecero sentire.
La figliola Licinia Eudossia, intanto, fu fidanzata al cugino, Valentiniano III, figlio di zia Galla Placidia, che era destinato a regnare sull’Occidente.
Licinia Eudossia dunque fu inviata a Ravenna, per diventare imperatrice. Dal matrimonio nacquero due figlie, Eudocia (sì, la fantasia dei nomi in famiglia è sempre notevole) e Placidia.

Licinia Eudossia imperatrice moglie di Valentiniano

Presunto ritratto di Valentiniano con la madre Galla Placidia e la sorella Onoria
Presunto ritratto di Valentiniano III con la madre Galla Placidia e la sorella fonte Wikipedia

Andare d’accordo con Valentiniano III non doveva essere cosa semplice. Ombroso, testardo e forse anche mentalmente instabile, Licinia Eudossia dovette imparare a sopravvivere in una corte piena zeppa di serpi e di intrighi. La suocera Galla Placidia era sempre stata abituata ad essere imperatrice. Flavio Ezio, grande generale, non nascondeva le sue ambizioni e governava di fatto, anche perché era l’unico a riuscire a tenere sotto controllo i barbari.
Licinia Eudossia però, venendo fuori dalla corte di Costantinopoli, non era certo una ragazzina ingenua. Infatti sopravvisse, cosa per nulla scontata in quegli anni e nella corte di Ravenna, pur non avendo dato al marito un erede maschio.

L’omicidio di Ezio e di Valentiniano

Valentiniano intanto con il tempo peggiorava. Aveva preso l’abitudine di importunare le mogli dei senatori. Cosa che forse a Eudossia non faceva gran dispiacere, visto che almeno lo teneva lontano da lei. Ma quando si incapricciò della moglie del senatore Petronio Massimo la situazione precipitò. Valentiniano infatti la sedusse, forse addirittura ordinando al marito di tenergli bordone. Petronio, che faceva parte degli Anici, una delle famiglie più antiche, ricche e potenti di Roma, abbozzò, ma non la prese bene. Si accordò quindi con Eraclio, il primicerio di corte. I due, che erano dei veri e propri geni del male, partorirono un piano complesso e a tratti cervellotico. Sapendo che Ezio non avrebbe mai accettato di spartire il potere con loro, decisero di eliminarlo. Si lavorarono Valentiniano III, convincendolo che il generale stava tramando contro di lui. Valentiniano III credette alle maldicenze, e durante un’udienza, all’improvviso, ammazzò Ezio.
Petronio Massimo ebbe buon gioco allora a rigirarsi due delle guardie di Ezio, a lui legatissime. I due Unni erano infuriati con Valentiniano. Sobillati da Petronio gli tesero un agguato, uccidendolo. Petronio, il nostro genio del male, si credette a questo punto padrone della situazione.

Licinia Eudossia, l’imperatrice che chiamò i Vandali

Ma non aveva fatto i conti con lei, Licinia Eudossia. La prima mossa di Petronio fu ripudiare la moglie che lo aveva cornificato e chiedere, in maniera piuttosto pressante, in moglie lei, Licinia Eudossia, l’ex imperatrice. Nei piani di Petronio, lui avrebbe dovuto sposare Eudossia e suo figlio Pallante Eudocia, la figlia di Eudossia e Valentiniano. Un bel matrimonio dinastico incrociato che avrebbe dovuto metterlo al riparo anche dalla recriminazioni di Costantinopoli, che rifiutava di accettarlo come imperatore legittimo.
Eudossia finse di accettare le nozze, anche per proteggere quello che invece era il suo favorito per il trono, ovvero Maggioriano. Ma di nascosto inviò, si dice, messaggeri a Genserico, il re dei Vandali.

Genserico, il re dei Vandali e Licinia Eudossia

I Vandali hanno una brutta fama. il loro nome è diventato sinonimo di distruttori, energumeni senza cultura né gusto. In realtà all’epoca erano una delle tante tribù di barbari per altro molto romanizzate, che prestavano spesso e volentieri servizio negli eserciti romani. Genserico era stato considerato alla corte di Valentiniano un personaggio affidabile. Tanto è vero che Eudocia, la figlia di Valentiniano che Petronio Massimo fece fidanzare a suo figlio era in realtà già promessa proprio al figlio di Genserico, Unerico.
Nella sua qualità di quasi suocero, Genserico si sentì autorizzato ad intervenire contro Petronio Massimo per venire in aiuto a Licinia Eudossia.

Il sacco di Roma dei Vandali

E fu il sacco di Roma. L’impressione fu enorme. La città venne conquistata e saccheggiata per una decina di giorni, anche se pare che in realtà poi i danni siano stati molto minori di quanto le fonti lasciano intendere. Lo scopo di Genserico, infatti, era quello di togliere di mezzo Petronio Massimo. Gli riuscì, anche se non di persona. A uccidere Petronio furono infatti gli abitanti di Roma, spaventati per l’attacco dei Vandali. Si narra che lo uccisero, ne fecero a pezzi il corpo e lo gettarono nel Tevere.

Eudossia prigioniera di Genserico

E che fine fece Licinia Eudossia? Quando i Vandali ebbero finito di spogliare Roma, Genserico la portò con sé a Cartagine. Prigioniera? Forse più ospite, visto che la seguirono le figlie, Eudocia, che sposò Unerico, e Placidia, già fidanzata all’epoca con un senatore slavato di nome Anicio Olibrio, destinato qualche tempo dopo a diventare anche lui, fugacemente, imperatore.
Licinia Eudossia forse considerò la permanenza a Cartagine una parentesi fortunata in una vita che di soddisfazioni ne aveva date poche. In Occidente Avito riusciva a farsi proclamare imperatore in Gallia, con l’appoggio dei Visigoti, e veniva rapidamente scalzato da Maggioriano, che Eudossia apprezzava.

Eudossia a Costantinopoli

Ma forse l’imperatrice Eudossia della politica si era stancata. E anche delle crisi occidentali. Non se ne occupò più. L’ultima cosa che sappiamo di lei è che riuscì a tornare a Costantinopoli, sua città natale. Morì nel 493, dopo aver contribuito alla fondazione della chiesa di Santa Eufemia a Costantinopoli, che rimase per i discendenti della dinastia una sorta di cappella di famiglia. La restaurerà alcuni anni più tardi la sua ultima erede, Anicia Giuliana, principessa figlia di Placidia e di Anicio Olibrio. Che sarà una grande protagonista dell’età di Giustiniano. Ma se volete sapere come e perché, dovete leggere Teodora, la figlia del Circo, il mio romanzo su Teodora e Giustiniano. io vi lascio il link qui, poi fate voi…